ROMA. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricorda il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, assassinato il 3 settembre 1982 a Palermo dalla mafia.
Napolitano lo ha definito un “eccezionale servitore dello Stato, di comprovata esperienza operativa e investigativa”. Dalla Chiesa fu ucciso in via Carini, a Palermo, il 3 settembre 1982. Con il generale sono morti la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. Dalla Chiesa era arrivato in Sicilia nel giugno dell’82 dopo una scia di omicidi e senza quei poteri che gli erano stati promessi. Dopo i successi contro il terrorismo, il prefetto era tornato in Sicilia per la battaglia più difficile, sconfiggere quella mafia che aveva cominciato a conoscere da capitano dei carabinieri a Corleone, nel ’49.
Il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e il capo della polizia Antonio Manganelli hanno commemorato a Palermo il generale Dalla Chiesa nel trentennale dell’uccisione. In via Carini sono state deposte corone di fiori. Erano presenti anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il presidente dell’Ars Francesco Cascio. Il ministro al suo arrivo è andato a stringere la mano alla figlia del generale, Rita, presente con la figlia Giulia, che nell’82 aveva 11 anni, e il nipote. Ai funerali del padre, Rita Dalla Chiesa non aveva stretto le mani di nessun politico e si era sempre rifiutata di partecipare alle commemorazioni nel capoluogo siciliano.
Ricordare il sacrificio di Dalla Chiesa, continua il capo dello Stato in un messaggio al prefetto di Palermo, Umberto Postiglione, “contribuisce a consolidare quella mobilitazione di coscienze e di energie e quell’unione d’intenti fra Istituzioni, comunità locali e categorie economiche e sociali, attraverso cui recidere la capacità pervasiva di un fenomeno criminale insidioso e complesso”.