SANTA MARIA CV. 12 settembre. Una marea umana ha inondato la Basilica di Santa Maria Maggiore per accompagnare nellultimo viaggio don Antonio Pagano.
Alle 16, un lungo corteo di prelati accorsi da tutta la provincia si è fatto largo a fatica tra la folla fino ad arrivare dinanzi al feretro del sacerdote spirato martedì dopo due mesi di grandi sofferenze. Religiosi, laici, autorità pubbliche hanno condiviso lo stesso spazio, diventato angusto nelloccasione, con grande contegno ma anche con grande commozione, quasi a voler stringere in un ultimo silenzioso abbraccio il loro pastore ed i suoi familiari. Nei 37 anni di esercizio della sua missione evangelica, don Pagano era diventato il parroco di tutti nonché un punto di riferimento per tutta la cittadinanza. Burbero e quasi altero allapparenza, il sacerdote del Duomo sapeva trasformarsi in un comprensivo padre per chiunque necessitava della sua guida spirituale.
Nonostante fosse fisicamente prostrato ha esordito nell omelia monsignor Bruno Schettino, Vescovo di Capua quando ieri ha chiesto il mio supporto religioso, lho trovato pienamente partecipe nella preghiera. Già intorno a mezzogiorno, don Antonio aveva chiaramente percepito che il ritorno alla Casa del Padre sarebbe stato prossimo e si era immerso nella fede così come aveva fatto per tutta la vita.
Il ricordo personale di monsignor Schettino ha ripercorso momenti fondamentali dellesperienza sacerdotale sammaritana del settantenne maceratese. Limpegno che il presbitero ha profuso in queste quattro decadi per la comunità della Basilica voluta da San Simmaco dopo il concilio di Efeso è stato totalizzante. In questo senso va letta la scelta di abbandonare la prestigiosa carica di segretario del vescovo Leonetti per dedicarsi interamente ai suoi parrocchiani.
I dubbi e le incertezze che per natura accompagnano il cammino delluomo sono stati affrontati da don Antonio con il ricorso continuo alla preghiera così, grazie al dono dellobbedienza sacerdotale, ha interpretato la sua vocazione spirituale con grande energia e umiltà. Queste sue indiscusse qualità erano accompagnate da una fede incrollabile al punto che, durante il calvario della sua malattia, aveva espresso il desiderio che le campane della Basilica suonassero a festa al suo trapasso. A dispetto delle sofferenze fisiche,a tratti insopportabili, bramava con tutto se stesso la ricongiunzione dellanima al Cielo dopo lesilio terreno.
Lultima testimonianza della stima e dellaffetto dei samaritani che don Pagano si è conquistato è stato lo scroscio dapplausi che ha accompagnato il feretro alluscita dalla Basilica, seguito dalle semplici ma emozionate parole del vescovo: Grazie di tutto don Antonio.