Asl, Danzi: “Non abbandonare lo storico ospedale militare”

di Nicola Rosselli

 AVERSA. Non disperdere il patrimonio rappresentato dalla medicina militare e fare in modo che divenga tutt’uno con la sanità civile presente sul territorio.

Partendo da questo assunto, il direttore sanitario dell’Asl di Caserta, Gaetano Danzi, entra nel dibattito sulla chiusura dello storico ospedale militare casertano a causa della spending review.

“L’esperienza della medicina militare – ha dichiarato il dirigente di origine aversana – rappresenta un bagaglio culturale che deve integrarsi con quella civile presente sul territorio, non può essere dispersa a cuor leggero. In questo senso, poiché la notizia della chiusura dell’ospedale militare di Caserta è nota sin dallo scorso mese di agosto, quando fu inclusa in un decreto, ci siamo mossi e ci stiamo movendo in questo senso”.

Il dottor Danzi ricorda come esempio probante della specializzazione della medicina militare la medicina legale. Per il direttore sanitario, infatti, in questo settore la medicina militare è all’avanguardia, da qui l’idea di dare vita a strumenti, quale che possano essere, ad esempio, le convenzioni con i medici militari, per integrare le commissioni mediche per i più disparati accertamenti o per le visite di controllo in caso di malattia dei dipendenti pubblici. “Stiamo vedendo – ha dichiarato ancora il direttore sanitario – di trovare qualche strumento che possa garantire la sinergia tra questi due mondi che potranno avere solo benefici”.

Per far perpetuare la storia della sanità casertana, di cui il nosocomio militare è magna pars, il dirigente dell’Asl di Terra di Lavoro lancia un’altra idea: fare in modo che l’attuale struttura, praticamente una sorta di monumento, non sia abbandonata definitivamente, non cada nell’oblio, ma sia continuata ad essere utilizzata per scopi sanitari.

“Auspico – ha concluso, infatti, Danzi, – che l’attuale ospedale militare non sia abbandonato a se stesso, ma, soprattutto, non perda la destinazione sanitaria che ha attualmente. A questo proposito ci stiamo adoperando per facilitare i buoni rapporti tra i due ministeri competenti. Da parte nostra, infatti, auspichiamo che la sede dell’ospedale militare, una volta chiuso, possa essere utilizzata per ospitare almeno uffici di rappresentanza dell’Asl di Caserta”.

Un auspicio che, in tempi di ristrettezze economiche e di risparmi forzati da parte degli enti pubblici rischia di trasformarsi in una sorta di imperativo categorico. L’Asl casertana, infatti, paga annualmente centinaia di miglia di euro per assicurare sedi alle varie strutture. Se dovesse andare in porto il riutilizzo da parte della sanità civile dell’attuale sede dell’ospedale militare, grazie ad un possibile accordo tra il ministero della sanità e quello della difesa, si raggiungerebbero due obiettivi: un minore esborso di danaro per il fitto di locali e, soprattutto, la conservazione della struttura ospedaliera, spazi immensi e belli, ricchi di storia.

Un patrimonio che potrà essere conservato solo se la struttura continuerà ad essere utilizzata e non sarà abbandonata a se stessa. Un precedente in questo senso è rappresentato dalla storica struttura di quello che fu l’ospedale civile della Santissima Annunziata di Aversa. Quando l’ospedale fu trasferito nell’attuale sede del “Moscati” vi fu insediata la facoltà di ingegneria della Sun con la struttura che continua ad essere vitale e, soprattutto, al servizio della collettività.

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