Spari contro bar: arrestato il nipote del boss Iovine

di Redazione

Antonio IovineAVERSA. Gli agenti del commissariato di polizia di Aversa hanno arrestato Francesco Iovine, 22 anni, nipote dell’ex superlatitante del clan dei casalesi Antonio Iovine, alias “’O Ninno”, insieme ad Amedeo Sorpreso, 23 anni.

I due sono accusati, in concorso tra loro, di porto abusivo e detenzione illegale di arma da fuoco, spari in luogo pubblico, danneggiamento e minacce gravi. Reati commessi nei confronti del “Bar Eis” di Aversa, in piazza Marconi. I fatti risalgono al 4 ottobre scorso quando i poliziotti della squadra volante intervenivano nella piazza normanna per segnalazione di colpi d’arma da fuoco dinanzi al Bar Eis.

Pochi minuti prima, gli occupanti di un’autovettura Peugeot di colore grigio avevano esploso due colpi all’indirizzo del bar, attingendo la vetrata superiore della porta di accesso ed il soffitto, per poi allontanarsi in tutta fretta dal posto.

Da una prima ricostruzione, si veniva a conoscenza che, intorno alle ore 20, mentre uno dei titolari si trovava all’esterno del bar, sopraggiungeva, a forte velocità, sulla stradina attigua al locale, la Peugeot grigia, il cui conducente, in compagnia di una o più persone, aveva tentato di investire una persona e, dopo circa una ventina di minuti, la stessa autovettura con a bordo gli stessi occupanti, era ritornata nuovamente sul luogo fermandosi questa volta pochi metri prima del bar ed esplodendo i colpi contro la vetrata. I poliziotti rinvenivano sul manto stradale antistante il bar due bossoli calibro 7,65, un’ogiva in piombo e una cartuccia dello stesso calibro ancora inesplosa.

Venivano visionate le registrazioni del sistema di videosorveglianza di cui era munito un negozio limitrofo per verificare se vi fossero o meno immagini ritenute alle indagini. Si aveva modo di notare che, intorno alle ore 20.20 di ieri, giungeva un’autovettura Peugeot dalla quale scendeva un giovane che si dirigeva all’interno di un’agenzia di scommesse dove aveva una nuova discussione con una persona che si intratteneva all’interno della stessa. Al termine della discussione, lo stesso giovane risaliva a bordo della Peugeot ma, questa seconda volta, dal lato passeggero visto che, alla guida dell’auto, nel frattempo, si era posizionato un altro giovane che era invece precedentemente seduto sul sedile lato passeggero. La vettura, dopo aver percorso alcuni metri, si fermava all’altezza dell’ingresso del bar che veniva fatto oggetto di alcuni colpi d’arma da fuoco ad opera di un giovane che si era seduto sulla portiera anteriore lato passeggero della stessa.

Dalle immagini emergevano chiaramente le responsabilità dei due giovani che erano identificati successivamente dagli agenti, con l’ausilio della polizia scientifica, che riusciva a cristallizzare l’evento delineandone le fasi salienti, riconoscendo Francesco Iovine, figlio di Carmine Iovine, alias “Carminacchione”, assassinato in un agguato di camorra nel 1992.

Alla base della ritorsione dei due giovani c’era stato un alterco tra alcuni commercianti che dissentivano dal comportamento provocatorio e tracotante di Iovine che, avvalendosi dell’influenza intimidatoria dettata dall’essere il “nipote del boss”, ritornava armato per affermare con modalità camorristiche di non accettare alcuna forma di soluzione pacifica del caso. I due venivano associati alla casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Sono in corso indagini per far luce su di una serie di episodi di matrice estorsiva per risalire alle responsabilità delle “nuove leve” che stanno riorganizzandosi per riaffermare il pizzo sui commercianti aversani, ancora poco collaborativi al riguardo.

La polizia, intanto, lancia un appello a tutti gli operatori commerciali a non cedere alle richieste estorsive e denunciare alle forze dell’ordine qualsiasi episodio che abbia attinenza con il racket. E stigmatizza “il comportamento omertoso anche delle associazioni di categoria che sostengono i commercianti”. “I loro responsabili, – si legge in una nota del commissariato – anche per il ruolo istituzionale che rivestono, devono incidere con credibilità nel tessuto sociale invogliando tutti i commercianti a collaborare con la giustizia. Purtroppo, finora hanno prodotto soltanto sterili proclami propagandistici, esprimendo soltanto demagogiche ed improduttive dissertazioni giornalistiche”.

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