NAPOLI. Assistono più di duemila persone, tra bambini e anziani. Ma i circa 40 istituti di assistenza e beneficenza di Napoli – sia cattolici che laici – rischiano la chiusura perché non hanno più soldi in cassa per pagare i dipendenti e provvedere alle primarie necessità e non ricevono da mesi quanto dovuto dagli enti locali.
Per questo suore, operatori, mamme e bambini da diverse ore stanno protestando dinanzi al portone di Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli.
Alcune suore hanno deciso di incatenarsi ad un palo della pubblica illuminazione. “Siamo allo stremo – dice Lucio Pirillo, presidente dell’Uneba, l’associazione degli istituti di beneficenza ed assistenza – si va verso la chiusura. Gli istituti non hanno più un soldo in cassa ma vantano un credito di circa 40 milioni di euro”.
Anni di rette arretrate che hanno messo i gestori in seria difficoltà. Finora per andare avanti, in alcuni istituiti religiosi, le congregazioni hanno messo mano ai propri beni mentre alcune suore anziane hanno deciso di mettere a disposizione le loro pensioni.
“Occorre una risposta urgente, con un piano definito di rientro da attuare senza alcun rinvio”, aggiunge Pirillo. L’obiettivo è scongiurare la chiusura, con il rischio concreto che migliaia di ragazzi finiscano per strada ma anche che centinaia di addetti perdano il loro posto di lavoro.