CASERTA. Alle prime ore dellalba è scattata loperazione della Dda di Napoli, eseguita dai carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere, che ha portato allarresto di tre affiliati al clan Bifone, operante tra Portico di Caserta e Macerata Campania, nel Casertano.
Sequestrati anche beni mobili, immobili e conti correnti per un valore di circa 2 milioni di euro. Misura cautelare per Rocco Parretta, genero di AntonioBifone, già in carcere dal gennaio scorso, la moglie AngelaBifonee il loro ‘collaboratore’, Antonio Russo. I tassi usurai erano così forti, circa il 15% mensile, che una tra le 60 vittime accertate versava ad AngelaBifonequasi tutta la sua pensione.
Le indagini sono partite da una denuncia fatta da un contadino ai carabinieri, nell’agosto del 2011, le indagini che hanno portato in carcere la sorella del capoclanBifone, attivo a Portico di Caserta, e altre due persone, accusate a vario titolo di aver messo in piedi un vasto giro di usura imponendo un tasso del 15% mensile, nonché di una consistente attività estorsiva nei confronti di oltre 60 persone. Sequestrati anche beni mobili, immobili e conti correnti per un valore di circa 2 milioni di euro.
“Circa quattro anni addietro, mi trovavo in difficili condizioni economiche, quindi chiesi alla signora AngelaBifonese poteva prestarmi la somma di 2100 euro – dichiara ai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere in un verbale contenuto nell’ordinanza di custodia – questa dopo aver parlato con il marito Rocco, dopo qualche giorno mi fece andare a casa sua, e alla presenza del marito, Angela mi consegnava una parte della somma di denaro da me richiesta, e la prima volta mi dava la somma di 800 euro e dopo circa 10, 15 giorni, sempre laBifonemi consegnava ulteriori 1300 euro. Per questa somma di denaro, da 4 anni pago alla signora Angela la somma 315 euro che tolgo dalla mia pensione che ammonta a 460 euro; quindi mi restano per vivere circa 150 euro. Alla data odierna, con il prestito ricevuto dallaBifoneho pagato piu’ di 15mila euro, e mi resta ancora da restituire la somma di 2100 euro”.
La denuncia fatta dal contandino il 13 agosto 2011 ai carabinieri, che ha portato alla scoperta del giro di usura, ha squarciato un velo sulle minacce che il clan faceva agli usurati. L’uomo, infatti, aveva trovato fuori al cancello di casa una busta contenente un cacciavite e un proiettile. Tra i beni sequestrati, 21 certificati di deposito e buoni fruttiferi, 13 conti correnti, due polizze vita, 5 veicoli, 2 locali commerciali e un appartamento.