Cuba, liberata la blogger Yoani Sanchez

di Redazione

Yoani SanchezL’AVANA. La blogger cubana Yoani Sánchez è stata liberata venerdì notte dopo trenta ore di detenzione.

Lo ha annunciato lei stessa su Twitter ringraziando “tutti quelli che hanno alzato al loro voce e i loro tweet”. Poi la denuncia: “Siamo stati tenuti senza acqua né cibo – scrive – Il primo bicchiere d’acqua che ho bevuto, a casa, è stato come fuoco nell’esofago”.

La donna era arrestata giovedì sera a Bayamo, Cuba, assieme al marito, il giornalista Reinaldo Escobar: con l’aiuto di altri attivisti cubani volevano coprire e disturbare il processo Angel Carromero, politico spagnolo accusato della morte di due persone in un incidente stradale lo scorso 22 luglio. L’omicidio colposo sarebbe avvenuto lo scorso 22 luglio quando sono morti il dissidente Oswaldo Payà e un altro oppositore cubano, Harold Cepero. Carromero rischia 7 anni di carcere anche se la versione ufficiale sulla morte di Payà è contestata dai familiari e da ambienti del dissenso.


“Avevo intenzioni unicamente giornalistiche”, ha spiegato via twitter la blogger, che in Italia scrive per Internazionale. “Volevo assistere al processo di Angel Carromero” e “raccontare” il processo di Bayamo “su twitter”, ha sottolineato. Riferendosi sempre al processo Carromero, la blogger ha aggiunto che Granma, quotidiano del Pc cubano, “dice bugie quando afferma che il processo a Carromero era pubblico…non lo era”.

Nata a l’Avana il 4 settembre del 1975, Yoani Maria Sanchez Cordera si è resa famosa in tutto il mondo per il suo blog Generacion Y, tradotto in 20 lingue e creato nel 2007 in collaborazione con un server tedesco, sul quale l’attivista pubblica regolarmente storie di vita cubana, caratterizzate da un tono critico nei confronti del governo. La Sanchez è una delle più influenti voci sulla realtà castrista. È stata spesso perseguitata dai mezzi di repressione ufficiali cubani e le pagine del suo blog sono state non in rare occasioni vandalizzate. Eranel 2009 nelle strade della capitale mentre si recava a una manifestazione contro la violenza, insieme ad altri blogger amici subendo “abusi verbali e pesanti percosse”.

In molti, vicini ideologicamente al regime, la considerano una finta dissidente finanziata dagli Stati Uniti in chiave anticastrista. Il 16 dicembre del 2010 Wikileaks pubblicò un cablogramma in cui la Sanchez lamentava ai diplomatici americani l’impossibilità di fare acquisti su Internet tramite pay pal e annunciava che “simili angoscianti restrizioni” alle libertà personali non possono che “favorire un cambiamento”.

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