MOGADISCIO. Il giornalista televisivo Ahmed Saakin Farah Ilyas, ucciso martedì 23 ottobre nel Somaliland,è solo l’ultimo di una lunga serie di vittime della stampa in Somalia.
Farah, 25 anni, e’ infatti il sedicesimo reporter che ha pagato con la vita la difesa della sua professione. ”E’ un omicidio scioccante e fa parte di una campagna contro l’informazione”, ha detto al ‘Guardian’ il giornalista Abdullahi Ahmed Nor commentando l’uccisione del suo collega che lavorava all’emittente privata ‘Universal Television’ di Las Anod.
Secondo Reporters Sans Frontieres, la Somaliaè nel 2012, insieme alla Siria, il Paese piu’ rischioso per i giornalisti. E nel Paese africano nessuno dei sospetti per l’uccisione dei reporter e’ mai stato arrestato. Solitamente e’ il gruppo militante degli al-Shabab, legato ad al-Qaeda, a eliminare i giornalisti scomodi. Ma non solo: quest’anno la lista dei potenziali assassini comprende anche imprenditori e politici. Tom Rhodes, del Comitato per la protezione dei giornalisti, afferma che ”tutti sanno in Somalia che si puo’ uccidere un giornalista senza che ci siano conseguenza”.
Il segretario del sindacato dei giornalisti somali, Mohamed Ibrahim, ritiene che la maggior parte degli omicidi dei giornalisti siano compiuti dai miliziani degli al-Shabab, mentre gli altri “sono politicamente motivatiati o compiuti da criminali locali”. Oltre alle 16 vittime, circa venti altri giornalisti sono rimasti feriti in attacchi, tra cui Mohamud Tuuryare, della rete Shabelle, in condizioni critiche dopo essere stato ferito nel fine settimana.