REGGIO CALABRIA. Era lultimo Condello ancora libero: ricercato dal 1992, Domenico Condello, detto Micu ‘u pazzu’ è stato arrestato nella notte di mercoledì dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e del Ros.
La sua è già definita una cattura storica, visto che il suo nome figurava nellelenco dei 30 ricercati più pericolosi d’Italia. Domenico è il cugino di un altro Condello, Pasquale, detto il supremo per il prestigio ottenuto in campo criminale e capo indiscusso dell’omonima cosca, arrestato nel febbraio 2008 dopo 18 anni di latitanza. Dopo la cattura del cugino Domenico aveva assunto le redini della cosca diventando di fatto il capo della consorteria Condello-Imerti-Fontana operante a Reggio Calabria. Non si è neppure accorto della nostra presenza ha detto uno dei carabinieri presenti alla cattura – segno questo di grande tranquillità. Si è complimentato con noi ed è stato poi trasferito per gli accertamenti di rito.
Le manette ai polsi sono scattate poco prima delle 22 di mercoledì, quando i segugi del Ros dei carabinieri, che da quattro lunghi anni gli davano la caccia, lo hanno visto uscire dal covo in via Sabauda di Catona e salire su un autovettura condotta dal suo vivandiere ed autista. I carabinieri, che presidiavano quella zona dall’inverno scorso, hanno capito che finalmente questa volta, dopo tanti sacrifici, sarebbero arrivati alla primula rossa, che nel gennaio del 2011 era riuscita a sfuggire per una manciata di secondi, a poche centinaia di metri da dove ieri sera l’hanno preso. Gli uomini del Ros, ben mimetizzati l’hanno seguito per circa mezz’ora, poi è scattata l’operazione a trecento metri dal covo del boss, proprio sotto il ponte dell’autostrada A/3. Vistosi circondato, il boss ha tentato di lanciare fuori del finestrino le chiavi del suo covo, ma i segugi del Ros li hanno trovati e dentro al rifugio hanno poi trovato del materiale ritenuto importante ai fini investigativi. Nel suo covo, situato in una palazzina a due piani, i carabinieri e gli uomini del Ros hanno rinvenuto trovato una pistola calibro 7,65 con la matricola abrasa e un centinaio di proiettili per la stessa arma. Nel gabinetto dell’abitazione è stato rinvenuto un pizzino, ed un altro nella camera da pranzo. E poi tanto materiale, agende, appunti ed altro ancora. Viveva li da almeno un anno e mezzo come ha raccontato un vicino di casa che abitava nell’appartamento di sotto: Ogni tanto lo vedevo, ma per lo più sentivo i passi ed entrare e uscire dalla porta. Racconta ancora il vicino, uno straniero, impaurito per gli avvenimenti e che si è ritrovato suo malgrado con i carabinieri dentro casa: Poco tempo fa ha partecipato anche ad un matrimonio” racconta ancora e poi: “usciva sempre con suo fratello, che so faceva il barbiere. In pratica il boss Domenico Condello, stava sotto falso nome e si spacciava di essere il fratello del suo fiancheggiatore. I rilievi della squadra scientifica del comando provinciale di Reggio Calabria, diretto dal colonnello Lorenzo Falferi, sono andati avanti tutta la notte, fino a quando, intorno alle 2,30 sul posto non è arrivato anche il proprietario dell’immobile, un signore distinto, con pantaloni beige e camicia rosa, che ha chiesto spiegazioni agli uomini dell’Arma su quanto accaduto. Alla risposta dei carabinieri che dentro quella casa ci stava un latitante, anzi la primula rossa della ndrangheta calabrese, l’uomo ha subito esclamato: Io la casa lo affittata ad un certo Megale, che fa il barbiere. Ed il contratto è regolarmente registrato in questura. I conti per gli uomini dell’arma tornano, perché Domenico Condello è stato fermato proprio con il suo “barbiere di fiducia”. Il boss aveva trovato l’ennesimo rifugio grazie ad una vasta rete di complicità che ne avevano protetto la latitanza da oltre venti anni, che però questa volta non gli è potuto servire più di tanto. Insieme a lui, è stato anche arrestato, infatti, un barbiere del rione Gallico, che era anche l’affittuario dell’appartamento dove il ricercato si nascondeva, con laccusa di procurata inosservanza della pena.
Una volta portato in caserma, Domenico Condello, che al momento dellarresto era disarmato e non ha opposto resistenza, per nulla sorpreso della sua cattura, ha ammesso le sue generalità senza problemi, complimentandosi con gli uomini della Benemerita. Trasferito alla sede del Ros presso la scuola allievi carabinieri di Reggio Calabria, il latitante è stato interrogato tutta la notte, poi alle prime luci dell’alba il trasferimento al comando provinciale reggino, per le foto segnaletica e la notifica di diverse ordinanze di custodia cautelare a suo carico. Nelle prossime ore sarà trasferito nel carcere di massima sicurezza di Messina Gazzi. Il boss deve scontare una condanna all’ergastolo per omicidio passata in giudicato. Inoltre era ricercato per diverse ordinanze di custodia cautelare per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni ed altri reati. n che condizioni è? Assolutamente in buona forma fisica e la nostra visita non se l’aspettava proprio, dice uno dei carabinieri presenti alla cattura.
Negli ultimi dodici mesi, Micu u pacciu, un sopranome che gli era stato attribuito per la sua propensione di azionista durante la guerra di mafia degli anni ’80 tra il cartello destefaniano e i così detti scissionisti capeggiati da Pasquale Condello e Nino Imerti, era riuscito a sfuggire ai carabinieri del Ros e del comando provinciale, allora diretto dall’attuale vicecomandante nazionale del Ros, generale Pasquale Angelosanto, almeno in due occasioni: la prima, sempre nella periferia di Catona, a ridosso del comune di Villa San Giovanni, dove aveva trovato ospitalità in una casa colonica affittata da Giuseppina Cotroneo, suocera di uno dei suoi fratelli condannato all’ergastolo, e la seconda, a Rosalì, a qualche chilometro di distanza da Salice, dove ieri sera è finita la sua lunga latitanza. Il sistema di protezione del latitante, e forse qualche fuga di notizie, gli avevano permesso di farla franca.
L’arresto di Condello è un altro successo nella lotta contro la ‘ndrangheta e testimonia come le forze di polizia e la magistratura, insieme, stiano facendo un grande lavoro per ripristinare la legalita’ in Calabria, ha dichiarato il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri che si è congratulata con il comandante generale dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, per l’operazione, eseguita dai Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria.