ROMA. Silvio Berlusconi venerdì mattina è giunto in aula,al tribunale a Milano, per il processo sul caso Ruby, nel quale è acusato di concussione e prostituzione minorile.
Era ccompagnato dalla parlamentare Pdl, nonché sua assistente, Maria Rosaria Rossi.Poco prima che si aprisse l’udienza, l’ex premier ha stretto la mano al procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, che, insieme al pm Antonio Sangermano, rappresenta la pubblica accusa. Dal banco in prima fila, con al fianco i suoi avvocati, il Cavaliere ha reso dichiarazioni spontanee.
“Non ho mai avuto rapporti intimi di qualsiasi tipo” con Ruby, e poi “ero convinto avesse 24 anni, come lei aveva detto”. È uno dei passaggi delle sue dichiarazioni. “Posso escludere con assoluta certezza che si siano mai svolte scene di natura sessuale” ad Arcore, ha aggiunto. “Non ho mai esercitato pressioni sui funzionari della questura di Milano”, ha sottolineato Berlusconi riferendosi alle presunte pressioni per far rilasciare la ragazzamarocchina. Quanto all’espressione ‘bunga-bunga’, ha chiarito che essa “nasce da una battuta che ho ripetuto più volte e che è stata riportata anche dalla stampa”.
Berlusconi ha riferito che le serate ad Arcore si svolgevano con delle “cene in una grande sala da pranzo, nelle quali io ero al centro della tavola e monopolizzavo l’attenzione cantando, parlando di sport, di politica e di gossip”. “Si è favoleggiato molto sulle serate nella mia residenza privata con chiari intenti diffamatori e con una intrusione nella vita privata di un cittadino”, ha detto l’ex premier. “Ipotizzare che volessi tenere segreto il contenuto delle serate della mia residenza di Arcore è risibile”. Ha poi sostenuto che nel processo “l’erroneo e pretestuoso filo conduttore” sono le feste a villa San Martino.
Quanto alla sua versione dei fatti della famosa notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010, Berlusconi ha dichiarato che contattòla questura di Milano, nei cui uffici si trovava Ruby, “per evitare complicazioni diplomatiche”, perché “volevo aiutare” la ragazza. Quella sera, quando chiamò gli uffici di via Fatebenefratelli, ha detto che si trovava a Parigi dove ricevette la telefonata di Miram Loddo che lo avvisava.
Dopo un incontro a Villa Madama con il presidente egiziano “rimasi nel convincimento che Ruby avesse un legame parentale con Mubarak“, ha ribadito Berlusconi. Quella di Ruby in Questura a Milano gli sembrò “come la vicenda del figlio di Gheddafi, trattenuto in Svizzera: Mubarak, secondo il Cavaliere,avrebbe potuto dire ‘tu mi avevi parlato di lei e permetti che venga oltraggiata'”.
Infine,ha detto di aver letto su alcuni giornali “che questo tribunale avrebbe già deciso per la mia condanna”. “Spero non sia così, – ha auspicato Berlusconi – altrimenti questo sarebbe un paese incivile e barbaro”.