“Terra dei Fuochi”: il vescovo Spinillo e don Patriciello al Santuario di Briano

di Redazione

 CASAL DI PRINCIPE. Ci vorrebbero decine di pagine per descrivere i momenti più belli e interessanti del convegno “Ambiente, inquinamento, salute”, che si è tenuto sabato nel Santuario della Madonna Santissima di Briano.

Ha coinvolto tutti i presenti, per esempio, la commozione di Peppe Fiorentino, pneumologo del Monaldi, dopo l’intervento di Antonio Tessitore, malato di Sla e paziente di Fiorentino (che pochi mesi fa gli ha praticato la tracheotomia con un protocollo sperimentale). Fra mille difficoltà, Antonio è arrivato al Santuario e ha trasmesso alla platea forti emozioni.

“Venire ad un convegno a noi sembra una banalità – ha detto Fiorentino – invece io ho visto da vicino stamattina quanta fatica e quanta assistenza sono serviti ad Antonio per essere presente: solo per questo sacrificio andrebbe ringraziato”.

Lo stesso concetto del “sacrificio” per la propria tessa è stato poi al centro della Lectio Magistralis di monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Aversa, che a margine del suo intervento ha denunciato con forza la presenza di rifiuti lungo la strada che arriva al Santuario: “La sensazione – ha detto – è che certe strade di periferia siano deputate ad accogliere rifiuti impunemente, senza che ciò costituisca scandalo”.

Denuncia ribadita con forza anche dal tossicologo Antonio Marfella (“Dovremmo andare a fare il convegno proprio in quelle strade invase di rifiuti urbani e industriali”) e da don Maurizio Patriciello, parroco al Parco Verde di Caivano e fra i principali attivisti del Coordinamento Comitati Fuochi: “Dalle mie parti ci sono terreni dove si continua a scaricare amianto sbriciolato, dove dai pozzi arrivano esalazioni tossiche e dove i cavolfiori, in alcuni punti, sono gialli invece che verdi; la mia paura è che quei cavolfiori ce li ritroveremo a Natale nelle nostre insalate di rinforzo”.

 Alessandro Gatto (Wwf) e Peppe Pagano (Nco) propongono una mappatura del territorio, evidenziando chiaramente quali sono i terreni malati, sui quali – questa la loro proposta – si potrebbero promuovere le coltivazioni cosiddette “no food”, seminando fiori e piante per i vivai, canapa e altre piante “che si nutrono proprio di quei metalli pesanti che inquinano i nostri terreni: la bonifica che tutti noi chiediamo potrebbe cominciare proprio in questo modo, innescando un circuito economico virtuoso e benefico per il territorio”.

Durante il convegno, promosso dalla psicoterapeuta Anita D’Aniello e moderato da Massimiliano Annunziata, è emersa fra l’altro una stretta correlazione fra il livello di tossicità ambientale e l’insorgenza di due patologie apparentemente molto diverse fra loro come la Sla e l’Autismo, come ha evidenziato Enzo Abate, che gestisce la cooperativa “La forza del silenzio” nella casa che fu del boss “Sandokan.”

Stridente rispetto al coinvolgimento emotivo e razionale delle tante persone presenti, la mancanza di quasi tutti i sindaci che erano stati invitati per partecipare alla tavola rotonda sul tema rifiuti: un’assenza evidenziata in quasi tutti gli interventi che conferma ancora una volta come la politica, a parte le campagne elettorali, sia ancora troppo lontana dai problemi più sentiti dalle popolazioni di questa terra.

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