Arafat riesumato, indagini su presunto avvelenamento

di Redazione

ArafatPARIGI. A oltre otto anni dalla sua misteriosa e rapidissima morte nell’ospedale militare di Percy, alla periferia di Parigi, la salma di Yasser Arafat è stata riportata alla luce.

Alle 8,05 del mattino ora locale, le 7,05 italiane, dopo poco più di tre ore di lavori l’esumazione è stata completata sotto la supervisione di esperti svizzeri, francesi, russi e palestinesi nel mausoleo in pietra calcarea di Ramallah intitolato al fondatore dell’Olp e primo presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese.

Massimo riserbo su tutta l’operazione da parte delle autorità palestinesi. Dai resti del leader palestinesi sono stati prelevati campioni organici, da sottoporre a complesse analisi di laboratorio per accertare se, come molti sospettano, nel novembre 2004 Arafat sia stato assassinato contaminandolo con polonio-210, un pericoloso isotopo radioattivo.

Qualora venisse provato, i palestinesi hanno annunciato di essere pronti a rivolgersi alla Cpi, la Corte penale internazionale. Lo ha ribadito il capo della commissione di inchiesta Tawfiq Tirawi. Alle operazioni di riesumazione, schermate agli occhi del pubblico da grandi teloni scuri, il muftì di Gerusalemme, Mohammed Hussein, giunto appositamente alla Muqatah, il complesso dove risiede il successore di Arafat alla guida dell’Anp, Mahmoud Abbas noto anche come Abu Mazen. Per l’occasione sopra la Muqatah è stata issata per l’occasione un’enorme bandiera palestinese.

Nel frattempo, la Francia ha annunciato che voterà in favore della concessione dello status di “Oaese osservatore non membro” per la Palestina all’Onu. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Laurent Fabius. Meno di una settimana fa erano stati gli Usa, attraverso il Segretario di stato Hillary Clinton, a chiedere al presidente dell’Anp Abu Mazen di rinviare ulteriormente la richiesta d’adesione.

Il voto è atteso per giovedì: dovrebbe promuovere la Anp da semplice osservatore (come Taiwan, mentre la Santa Sede è osservatore permanente) a Paese osservatore non membro, fattore che potrebbe essere determinante per la soluzione di un successivo riconoscimento dei due Stati mediorientali (Palestina e Israele).

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