Frasi d’amore per eludere intercettazioni: 6 arresti contro clan Belforte

di Redazione

 MARCIANISE. Dall’alba di lunedì la squadra mobile di Caserta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dal fine di agevolare il clan camorristico dei Belforte di Marcianise.

Si tratta di: Concetta Buonocore, 50 anni, di Caserta, già detenuta a Latina; Fabio Rivetti, 30, di Caserta; Francesco Amato, 38, di Caserta; Salvatore Sena, 45, di Mugnano (Napoli); Maria Luisa Stella, 41, di Caserta; Antonio Proteo, 48, di Arienzo, già detenuto ai domiciliari.

A vario titolo sono indagati per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti del tipo cocaina, aggravata dall’avere agito al fine di agevolare l’organizzazione camorristica dei Belforte di Marcianise, nonché per diversi episodi di detenzione, cessione e trasporto di stupefacenti.

I provvedimenti restrittivi, emessi dal gip di Napoli, scaturiscono da una complessa attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile e coordinata dalla Dda partenopea, protrattasi per diversi mesi ed articolatasi attraverso numerose intercettazioni ambientali e telefoniche, in prolungati servizi di appostamento e pedinamento, e suffragata anche dall’arresto in flagranza di alcuni degli indagati e dal sequestro di consistenti quantitativi di cocaina.

In particolare, le investigazioni svelavano l’esistenza di una collaudata struttura associativa dedita al traffico di ingenti quantitativi di cocaina, smerciati specialmente sulla piazza casertana, e acquistati prevalentemente nel napoletano, in particolare da Sena, a cui si rivolgeva abitualmente per l’approvvigionamento.

Inoltre, si appurava che l’organizzazione era alla continua ricerca di nuovi canali di rifornimento, come dimostrato dal tentativo di Amato di acquistare da Proteo, per conto dell’organizzazione, una notevole partita di cocaina, 5 chiliogrammi, importata dalla Spagna, trattativa che non ebbe seguito per l’arresto in flagranza di reato di Amato, operato dalla Squadra Mobile il 10 novembre 2009, mentre, a bordo della sua vettura ed insieme alla sorella, trasportava circa 250 grammi di cocaina che aveva acquistato da Sena.

Amato, deputato anche al trasporto dello stupefacente acquistato dall’organizzazione ed a mantenere i contatti con il suo principale fornitore, Sena, sperava di eludere eventuali controlli delle forze di polizia con la presenza di una donna, indosso alla quale era celato l’involucro contenente lo stupefacente, di cui tentava di disfarsi gettandolo dal finestrino quando furono bloccati dai poliziotti, dopo un breve inseguimento. Lo stupefacente, nella circostanza era destinato a Rivetti.

La disponibilità di ingenti partite di cocaina da parte di Proteo, era confermata in seguito dal suo arresto, operato il 14 maggio 2010, in flagranza di reato, dalla Guardia di Finanza di Napoli, per la detenzione di oltre due chili di cocaina.

Riguardo alla contestazione dell’aggravante mafioso, le indagini appuravano il ruolo di promotori, capi ed organizzatori del sodalizio di Concetta Buonocore, attualmente detenuta, e di Fabio Rivetti, entrambi legati da vincoli familiari con elementi di spicco del clan Belforte. Infatti, la donna è la moglie di Antonio Della Ventura, alias “’O cuniglio”, condannato all’ergastolo e detenuto in regime di 41 bis presso il carcere di Cuneo, referente del clan Belforte nel capoluogo; mentre Fabio Rivetti è fratello di Clemente Daniele Rivetti, anch’egli considerato esponente dei Belforte, detenuto e condannato per gravi reati associativi, in materia di armi, stupefacenti e per varie estorsioni condotte per conto della predetta consorteria camorrista.

Secondo le indagini e come accertato attraverso numerosi servizi di appostamento effettuati dalla Squadra Mobile, l’abitazione di Buonocore era diventata il centro operativo dell’organizzazione, presso la quale Rivetti, Amato e lo stesso Sena si recavano per rendere conto delle loro attività. Peraltro, il ruolo di Buonocore e di Rivetti in seno alla temuta consorteria dei Belforte, è stata confermata da diversi collaboratori di giustizia, tra i quali Antonio Gerardi, Domenico Cuccaro e Michele Froncillo.

Gli investigatori appuravano che gli indagati, in particolare Rivetti ed Amato, per eludere eventuali servizi di intercettazione, utilizzando dei telefoni cellulari “dedicati”, dissimulavano le conversazioni ed i contatti riguardanti lo stupefacente, inviandosi dei semplici sms e ricorrendo ad un linguaggio allusivo e cifrato o al frasario tipico di una coppia di innamorati (“amore vieni?”).

Talvolta lo stupefacente veniva indicato con l’espressione “porta la tua amica”. Francesco Amato, poi, provvedeva anche alla vendita al dettaglio delle dosi, prevalentemente all’interno della sua abitazione casertana ma, spesso, anche cedendola nei pressi di noti bar di Caserta, abituale ritrovo di giovani, soprattutto nei fine settimana, finanziandosi così costose vacanze invernali in località esotiche.

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