Palazzine di Via San Lorenzo: canoni mai pagati per 10 milioni

di Livia Fattore

 AVERSA. Quei 10 milioni di euro entrano ed escono dal bilancio del comune di Aversa come dalle porte girevoli di un hotel.

Ma, forse, anzi senza forse, si tratta di una somma, almeno in buona parte, irrimediabilmente persa. Stiamo parlando dei canoni mai pagati (salvo qualche eccezione, uno o due casi che continuano correttamente a far pervenire il proprio pigione nelle casse comunali) dagli occupanti le palazzine di proprietà comunale, poste al civico 72-76 di via San Lorenzo, che ospitano 132 nuclei familiari da 25 anni esatti. Bisogna, infatti, risalire all’ormai lontano 1987 quando dapprima 92 famiglie, e successivamente altre 40, furono ospitate in quegli appartamenti realizzati dall’amministrazione comunale. Da allora sono passate sette, otto amministrazioni, di ogni colore, ma da quelle case non sono giunte nelle casse comunali né lire né euro, salvo, ripetiamo, le eccezioni più uniche che rare.

Qualche tentativo fu fatto cinque, sei anni dopo, tentando di applicare l’equo canone, ma l’accatastamento di questi appartamenti come A/2, ossia edilizia residenziale, e non A/4, ossia edilizia economica e popolare, dava vita a fitti molto alti e, conseguenzialmente, non se ne fece nulla. Oggi quelle abitazioni, a oltre 25 anni dallo loro realizzazione, sono praticamente fatiscenti anche perché il comune, non avendo alcuna entrata, dopo alcuni interventi negli anni passati, negli ultimi tempi non ha speso un centesimo per la loro manutenzione, ordinaria o straordinaria che sia.

Al momento, in bilancio, nelle poste di previsione attive vi sono 120mila euro previsti in ingresso per i canoni 2012, che a fine anno, non essendo entrati nelle casse comunali, saranno cancellati come perdita secca, come capita ad ogni rendiconto per i 10 milioni accumulati ad oggi.

“Dobbiamo chiamare Padre Pio”, aveva dichiarato qualche mese fa il primo cittadino Giuseppe Sagliocco, interpellato sull’argomento e su possibili soluzioni. Poi aggiunse: “La sistemazione di quella zona della città deve essere ricompresa anche negli accordi che andiamo a stipulare con l’Iacp per quelle che sono i suoi appartamenti. Credo, al di là delle battute, che sia necessaria una prima fase di verifica della situazione attuale per cercare di partire da una base di conoscenze certe che ora nessuno ha. Muoversi in questa situazione incancrenita non sarà cosa facile. Quello che è certo è che bisognerà metterci mano non potendo fare finta di niente”.

E a metterci le mani ci sta pensando la sua vice con delega al patrimonio, Nicla Virgilio, che ha dichiarato: “Sto studiando la questione, la prima cosa che, anche con l’aiuto dei vigili urbani, stiamo cercando di accertare, è chi sono gli assegnatari e chi i reali occupanti degli alloggi. Ci sono stati, infatti, subaffitti. Con loro, poi, vorremmo raggiungere degli accordi per regolarizzare le posizioni. quello che è certo è che non possiamo passare alle intimazioni di sfratto per ovvi motivi. Una volta accertate le reali posizioni stiamo pensando, come amministrazione, ad una possibile esternalizzazione della gestione complessiva di questo tipo di patrimonio comunale, così come già avviene in molte altre città italiane”. Certo è che una soluzione va trovata in tempi rapidi anche perché per alcune abitazioni, soprattutto per i balconi, si registrano, così come rilevato dall’ufficio tecnico danni da infiltrazioni d’acqua”.

Una situazione esplosiva che potrebbe portare anche all’accusa di danno erariale da parte della Corte dei Conti nei confronti degli amministratori comunali precedenti, che negli anni passati non hanno provveduto nemmeno ad inviare le raccomandate con avviso di ricevimento per interrompere la prescrizione decennale. Per cui, ad oggi, il Comune può chiedere solo i canoni degli ultimi dieci anni.

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