Marito adultero ucciso per “convenienza”: arrestato complice

di Redazione

 CASERTA. Antonio Pipicello, 41 anni, detenuto per espiare una pena definitiva, è stato raggiunto in carcere da un decreto di fermo emesso dal pm del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nel casertano, per un omicidio consumato aMaddaloniil 5 aprile 1997.

L’uomo, secondo i riscontri investigativi sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, è stato complice nell’uccisione di Antonio Palumbo.Per lo stesso episodio, nel novembre 2002, furono riconosciuti colpevoli dalla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, e condannati a 21 anni, la moglie della vittima, Vincenza Campana, quale mandante, e il fratello di questa, Rosario Campana, quale esecutore materiale. Dalle indagini è emerso che Palumbo era stato attirato con l’inganno in un noccioleto nelle vicinanze del cimitero di Maddaloni, lontano dal centro abitato, dove fu barbaramente ucciso a colpi di fucile a canne mozze, caricato a pallettoni, che lo attinsero all’addome e al capo.

L’omicidio maturò in ambito familiare, causa una relazione sentimentale che Palumbo avrebbe intrattenuto con una giovane donna. Ciò suscitò l’ira della moglie, soprattutto per il timore delle svantaggiose conseguenze economiche che sarebbero ricadute su di lei e sulle figlie dopo un’eventuale separazione dal coniuge. Infatti, in caso di separazione, avrebbe perso quell’agiatezza economica che il marito non le faceva mancare, pur non nutrendo per lei l’originario affetto.

Da qui la decisione della donna, addirittura, di eliminare Palumbo, con la complicità del fratello Rosario, che eseguì l’omicidio con la certezza di trarne vantaggio economico. Non a caso, la donna, prima di ricevere notizie sulla sorte del marito, si era recata in banca per prelevare una cospicua somma dal conto corrente cointestato col marito, lasciandovi un piccolo residuo. E aveva sollecitato la restituzione della somma di 13 milioni di vecchie lire, data in prestito dal marito. Tutto questo sempre prima del rinvenimento del cadavere.

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All’epoca l’omicidio destò sgomento tra la popolazione. La riapertura delle indagini è stata resa possibile grazie alle dichiarazioni rese da due collaboratori di giustizia, elementi di vertice della camorra maddalonese, i quali, confermando il movente del delitto, hanno indicato Antonio Pipiciello quale complice di Rosario Campana nell’omicidio. I due all’epoca erano in stretto contatto poiché Pipiciello era fratello della convivente di Campana.

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