ROMA. Il governatore della Puglia Nichi Vendola non sarà il solo problema che Bersani dovrà affrontare nei prossimi giorni.
Vendola non è lunico a chiedere che un eventuale centrosinistra al governo cancelli lagenda Monti. Il segretario del Pd sa di avere lenorme responsabilità di tranquillizzare i mercati e i partner europei. Qualche giorno fa, intervistato dal Wall Street Journal, ha spiegato che non ci sono e non ci saranno contrasti sulla linea da seguire dopo il voto di febbraio. Che, in sostanza, il leader di Sel non è un grattacapo ma un valore aggiunto. Eppure Vendola non sembra mollare e continua a lanciare segnali rassicuranti al suo elettorato di riferimento.
I dubbi, comunque, restano e lo dimostrano i continui inviti a moderare i termini lanciati dai settori riformisti del Partito democratico. Perché non è solo Pietro Ichino e non sono solo i renziani a suggerire di farla finita con posizioni oltranziste, a cominciare dalle norme sul lavoro. Ma cè un altro pezzo del centrosinistra a insidiare i sogni di Bersani.
Continuano a organizzarsi gli arancioni di Luigi de Magistris ed è proprio il sindaco di Napoli a invitare al dialogo il Partito democratico ma a un prezzo molto elevato: Solo se abbandona la strada del rigore. In poche parole uno stop al programma dei tecnici.
Il movimento che ha conquistato la simpatia di Antonio Ingroia è deciso a caratterizzarsi, e a collocarsi nello stesso spazio ideologico di forze come Sel e Italia dei Valori. E anche a Di Pietro de Magistris lancia una sfida, mettendo in conto lipotesi che lIdv entri nel movimento arancione, ma chiarisce rispetto al simbolo del partito dellex pm di Mani pulite: Nel movimento arancione non possono entrare soggettività partitiche. Il primo cittadino del capoluogo campano si spiega meglio: Vanno bene i contenuti, persone, ideali, battaglie, lotte. Ma non possono entrare simboli.