TARANTO. “Ho preso i vestiti di Sarah dopo aver gettato il cadavere nel pozzo quando ce ne siamo andati”.
Ancora una volta Michele Misseri ha commesso una gaffe, parlando al plurale nel corso del processo per l’omicidio della nipote Sarah Scazzi, come se fosse stato aiutato da qualcuno ad occultare il corpo della ragazzina. La trentaduesima udienza del processo è incentrata sul controesame del contadino di Avetrana da parte del pm Mariano Buccoliero e del procuratore aggiunto Pietro Argentino.
Mercoledì scorso “zio Michele”, rispondendo alle domande dell’avvocato Franco Coppi (difensore di Sabrina Misseri), aveva sostenuto di aver ucciso da solo la nipote Sarah e di aver accusato ingiustamente la figlia su suggerimento del suo ex legale Daniele Galoppa e della criminologa Roberta Bruzzone, all’epoca consulente di parte. Anche nel corso di quella udienza, aveva in qualche caso utilizzato il plurale descrivendo le fasi successive dell’omicidio.