Roghi tossici, il comitato Contramunnezza scrive a Luciano De Crescenzo

di Redazione

 SANT’ARPINO. Gentilissimo Ingegnere, è con grande affetto che la accogliamo a Sant’Arpino, nella solennità dell’Immacolata.

Anche noi membri del comitato Contramunnezza ci annoveriamo tra i sui ammiratori, siamo lettori dei suoi libri ed estimatori dei suoi film. Le situazioni da lei descritte e i caratteri tratteggiati sono entrati a pieno titolo nel nostro bagaglio culturale e nel nostro lessico. Quante espressioni e quante battute prendiamo a prestito per leggere la realtà che ci circonda e definire comportamenti e situazioni. “Il cavalluccio rosso”, “’o milione”, “la mezz’ora”, le discussioni sull’uomo d’amore e l’uomo di libertà, sul presepe e sull’albero di Natale, il riconoscere il Cazzaniga e il Bellavista che si alternano in noi, sono elementi che ci hanno fatto crescere e sui quali ci confrontiamo ogni giorno.

Tra i tanti argomenti affrontati da lei nelle sue opere c’è anche la riflessione sull’ambiente e sul rispetto per esso e anche a questo proposito ci sovviene la scena del netturbino e della signora del piano superiore che gli imputa una scarsa applicazione al lavoro. In un suo scritto di qualche anno fa “Monnezza e libertà”, affrontava la questione in questi termini: “Comunque, a parte gli scherzi, il risultato del consumismo e la crescita senza controllo dei rifiuti che quindi sono diventati il simbolo della ricchezza e del benessere.

Ne sono sicuro. Caro amico mio, anche solo settant’anni fà la situazione era diversa, e non per merito dei napoletani, che in pratica sono gli stessi, ma dell’immondizia, che non c’era. Quand’ero piccolo io, a Napoli non ci stavano i rifiuti, ma solo perché ci puzzavamo di fame, come si dice da noi. L’immondizia era quasi una rarità. […] Rimuovere l’immondizia non vuol dire solo mettere in ordine un posto, ma anche disordinarne un altro. Sorge così il problema delle discariche e delle conseguenti proteste dei paesi scelti come luoghi di raccolta.

Ci comportiamo, in pratica, come quelle domestiche che per fare prima nascondono la polvere sotto il tappeto. Invece si dovrebbe pensare già fin d’ora a un programma di raccolta differenziata, tanto per smaltire bene i rifiuti che produciamo. […]più roba hai, più roba devi scartare. In Italia si calcola che ogni giorno un abitante produca nel suo piccolo seicentocinquanta grami di immondizia, ovvero si quintali l’anno, se preferisci, quarantotto tonnellate nel corso della vita. Qualcosa, cioè, pari a ottocento volte il proprio peso corporeo. Insomma, questo e il progresso: un mare di monnezza. Prendi, per esempio, Natale…» […] Vi trovate in venti persone: bene, lo scenario a festa finita è apocalittico.

Sul pavimento, nel disordine più totale, troverai scatole, scatoline, scatoloni, carte colorate, biglietti, buste, nastri, nastrini e fiocchi di vario colore e grandezza”. La consideriamo, quindi, molto sensibile al problema e per questo rivolgiamo a Lei un appello accorato. E’ vero che questo è il ‘paese delle Madonne’, ma purtroppo esso si trova anche nella zona dei roghi tossici. Inoltre nel nostro territorio c’è un’area coltivata detta ‘N’copp e Santi’ (per restare in tema), che, nonostante la bonifica, continua ad essere oggetto di sversamenti indiscriminati. La nostra salute è a rischio. Lei è un cittadino della nostra terra e le chiediamo di utilizzare la sua notorietà per mettere in luce il problema a tutti i livelli. Da ‘uomo d’amore’, quale ha mostrato di essere, contiamo sulla sua disponibilità per sostenerci in questa campagna. Cultura è anche, e soprattutto, rispetto e tutela dell’ambiente. Non ci lasci soli! A Maronn vo ‘renn!

Comitato “Contramunnezza”

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