Spari alla Nco: manifestazione di solidarietà con Don Ciotti

di Redazione

da sin. il vescovo Spinillo e don CiottiSAN CIPRIANO. Al rumore dei quattro spari esplosi contro la cooperativa sociale Nco (Nuova Cucina Organizzata), nella notte di San Silvestro, hanno risposto centinaia di voci libere che hanno gridato il loro affrancamento dalle mafie.

L’assemblea solidale che si è tenuta nella pizzeria sociale di via Po, a San Cipriano d’Aversa, nel Casertano, ha avuto il merito di accendere il dibattito su “L’escalation di atti di violenza criminale nei confronti dei beni confiscati alla camorra”, come è stata definita da Valerio Taglione. “Dopo l’occupazione per una notte dei locali di Libera a Casapesenna – ha proseguito il coordinatore di Libera Caserta – e dopo la sparizione della stele commemorativa di Salvatore Nuvoletta situata nel giardino prospiciente al Santuario di Briano, la sera del 31 da un’autovettura sono partiti 4 colpi di pistola diretti alla pizzeria. A questo punto abbiamo deciso di dire no, di dire basta”.

“Le cooperative hanno dimostrato che economia ed etica possono fondersi con successo per il bene sociale, sono un modello vincente che sottraggono risorse alla criminalità”, ha esordito don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e promotore della confisca e del riutilizzo dei beni sequestrati al patrimonio mafioso. Per questo motivo nell’ultimo anno si sono moltiplicati gli atti criminali anche reiterati (11 attentati a Borgo Sabatino) per riaffermare la titolarità delle mafie sul territorio: la “Cosa Nostra”. “Noi non dobbiamo arrenderci – ha poi tuonato don Luigi – anche se in assenza di volontà politica e normativa si può ben poco in questa terra tanto amara quanto generosa. La lotta alle mafie si fa sul territorio con le politiche sociali, la cultura, il lavoro ma soprattutto la si fa a Roma in Parlamento L’apparato burocratico e bancario, a sua volta, paralizza l’iter procedurale per cui su 11mila beni immobili confiscati 3800 sono bloccati”.

Il freddo mattutino è divenuto tollerabile grazie alle infuocate parole del prelato supportate dal noto magistrato Raffaello Magi, che si occupa delle misure preventive presso la sede giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere. Il giudice estensore del processo ‘Spartacus’ ha lamentato nei confronti del Csm la scarsa attenzione verso l’attività di confisca e di rassegnazione dei beni dei clan.

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Gli attacchi alle cooperative sociali sono frutto, quindi, di un disegno camorristico di dividere la società attraverso la strategia della paura, di intaccare la fiducia nelle istituzioni, di rigettare nell’oblio le coscienze di quei pochi cittadini e operatori economici che, come argomentato da Tano Grasso, presidente Fai: “Per la prima volta iniziano a realizzare economia al di fuori del potere mafioso in un territorio come questo,dove la camorra è tutt’oggi fortemente radicata”.

Questa non è solo una guerra di numeri e cifre ma è soprattutto una guerra dichiarata ai simboli del successo dell’antimafia come la Nco. La solidarietà portata a Peppe Pagano ed ai suoi ragazzi da sindacati, dalle forze dell’ordine, dalla Chiesa grazie alla partecipazione del vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, dai parenti delle vittime di camorra: Torre, Siani, Nuvoletta è una risposta ai quattro colpi di pistola, ai cancelli divelti ed ai presidi incendiati.

La presenza di giovani studenti, lavoratori, scout o semplici cittadini è l’emblema della speranza che si può concretizzare solo se ognuno fa la sua scelta di campo, abbandonando la retorica della legalità ed agendo in prima persona. Compresi i giornalisti che proprioil 5 gennaio, in cui cade l’anniversario dell’assassinio mafioso di Pippo Fava, possono rifarsi al simbolo di un’informazione adamantina che neppure la morte è riuscito a scalfire.

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