Avvocati con finti clienti chiedevano rimborsi a Telecom: tre arresti

di Redazione

 CASERTA. Una truffa da circa 200mila euro a TelecomItalia spa è stata scoperta dalla polizia tributaria della Guardia di Finanza di Caserta che, nell’ambito di indagini coordinate dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, ha eseguito tre ordinanze di custodia cautelare con il beneficio dei domiciliari.

Le misure restrittive sono a carico di tre avvocati civilisti dei fori samaritano, di Benevento e Napoli per associazione per delinquere, falso in atto pubblico per induzione e truffa. Nove gli indagati, ma per sei il gip non ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza. L’indagineè nata da una denuncia presentata dai legali diTelecomItalia spa.

La società ha ricevuto citazioni in giudizio dai tre indagati per conto di presunti clienti in cui si chiedeva la restituzione delle spese di spedizione delle bollette (circa 31 centesimi) e il rimborso del canone di abbonamento, nonché il rimborso delle spese legali.

Dopo una prima perquisizione negli uffici degli avvocati, il ritrovamento di 1300 fascicoli e le indagini grafologiche sulle firme di presunti clienti che davano mandato ai legali, siè scoperto che alcuni degli attori delle cause civili erano dei “fantasmi”.Altri, invece, interrogati in caserma, avevano hanno spiegato di non aver mai dato mandato ai legali di istruire la pratica. Sono emersi anche casi in cui i presunti clienti dei legali erano già deceduti al momento del mandato.

Sono emersi anche casi in cui i presunti clienti dei legali erano già deceduti al momento del mandato. I tre sono: Biagio Vallefuoco, Davide Corrado Calandra e Bruno Amirante. La truffa, secondo gli inquirenti,veniva realizzata nel seguente modo: l’avvocato Calandra, attraverso “procacciatori di affari” nei cui confronti sono in corso le indagini, individuava i dati anagrafici di clienti della citata compagnia telefonica (all’insaputa in genere degli interessati); successivamente, interveniva l’avvocato Vallefuoco, il quale approntava atti falsi per far apparire realizzata la procedura di conciliazione (che, ovviamente, non andava mai a buon fine), condizione di procedibilità per il successivo conseguente ricorso al Giudice di Pace, presentato, invece, dall’avvocato Amirante; infine, nell’ultima fase, dopo la costante soccombenza della Telecom, veniva attivato di nuovo l’avvocato Calandra, che poneva in essere gli atti di precetto per la ripetizione delle spese legali contro la società condannata.

Nonostante i clienti “fantasma” fossero quasi tutti di Napoli, le cause civili venivano istruite tutte a Santa Maria Capua Vetere. I giudici di pace, indotti in errore, in diverse occasioni hanno condannato laTelecoma risarcire i danni. Maggiori dettagli saranno resi noti alle 12 in conferenza stampa in procura a Santa Maria Capua Vetere.

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