NAPOLI. E di circa un milione e mezzo di euro il valore dei beni che la Dia di Napoli ha confiscato alla moglie del collaboratore di giustizia Massimo Amatrudi, 43 anni.
Luomo era affiliato alla fazione Bidognetti del clan dei casalesi, per poi entrare nella frangia capeggiata da Giuseppe Setola e partecipare al suo periodo stragista tra il 2008 e il 2009. Trasferitosi da anni nel territorio di Giugliano (Napoli), fungeva, tra laltro, il collegamento con il clan Mallardo.
Su provvedimento del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, gli uomini della Dia hanno confiscato un terreno situato a Giugliano, sul quale è stato realizzato un fabbricato abusivo composto da sei appartamenti, ognuno della superficie di circa 160 metri quadrati, comprensivo di cortile e altre pertinenze.
Nel periodo in cui i gruppo stragista casalese imperversava tra le province di Caserta e Napoli, la palazzina confiscata ad Amatrudi è stata un vero e proprio quartier generale della pericolosissima e spietata banda criminale. Al suo interno si tenevano riunioni operative mentre nei box venivano condotte le vittime delle estorsioni, le quali, prelevate con la forza sui luoghi di lavoro, venivano incappucciate o bendate e sottoposte ad ore di minacce e di violenze.
Loperazione rappresenta la conclusione di un iter processuale che trae origine dalle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli che hanno portato, nel corso degli ultimi anni, a condanne complessive nei confronti del gruppo Setola per più di 300 anni di reclusione, compresi numerosi ergastoli, oltre a diversi provvedimenti di sequestro preventivo su beni riconducibili al clan dei casalesi.
Nelle foto, da sin. Setola e Amatrudi