NAPOLI. Nuovo presidio ai cancelli dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco, con volantinaggio da parte degli iscritti alla Fiom, allo Slai Cobas, e anche del comitato mogli operai, accompagnate dal gruppo artistico ‘E Zezi, in occasione dell’incontro tra vertici aziendali e segretari nazionali e territoriali di Fim, Uilm, Fismic e Ugl, …
… per discutere del trasferimento di ramo d’azienda della newco, e della richiesta di cassa integrazione avanzata dal Lingotto per “riorganizzazione aziendale”.
Il volantinaggio è cominiciato alle 13, per proseguire durante il cambio turno dei lavoratori dello stabilimento automobilistico campano, con gli iscritti allo Slai Cobas ed alla Fiom: questi ultimi, che avevano programmato il volantinaggio per mercoledì, hanno spostato l’iniziativa dopo aver incontrato ai cancelli il segretario nazionale Maurizio Landini.
“Marchionne – spiegano, invece, dallo Slai Cobas – è stato costretto a fare il repentino voltafaccia perché la scadenza della cig per cessazione attività, avrebbe portato alla deflagrazione di una vera e propria bomba sociale, sindacale e politica. Ma le strategie di bottega della Fiom, e gli appelli elettorali di Landini che mira a rappresentare come ‘questione di pochi, una questione di tutti’, non aiutano i lavoratori. Ai 19, però, va tutta la nostra solidarietà”.
Un appello ai candidati alle elezioni a “difendere i lavoratori e le politiche industriali del paese”, è stato lanciato da Landini. “Questo silenzio deve essere rotto – ha detto – perché qui è stata negata la costituzione italiana e devono dirci ciò che pensano, perché Fiat e Marchionne stanno calpestando diritti e dignità dei lavoratori”.
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“Domani ci sarà una riunione della consulta giuridica per valutare le azioni da intraprendere per tutelare ulteriormente i lavoratori della Fiat”, prosegue Landini. “Saranno predisposte tutte le azioni giuridiche per difendere tutti i lavoratori – ha proseguito – e discuteremo con i 19 per decidere anche ulteriori iniziative creative per far emergere il problema”.
“Sul caso Pomigliano nei giorni scorsi il Governo non solo non è intervenuto, ma l’attuale presidente del Consiglio è andato a Melfi fare il comizio d’apertura della sua campagna elettorale con Marchionne, quindi mi pare che abbia fatto una scelta precisa”, prosegue Landini. “Siamo di fronte alla violazione dei nostri principi costituzionali e penso non sia più accettabile il silenzio del Governo e delle forze politiche su quanto sta avvenendo e soprattutto sul significato che questo ha”.
“Non sono in discussione solo 19 posti di lavoro, ma ben 2000 a Pomigliano”, insiste Landini. “In Italia in discussione è anche se resta o no una struttura industriale capace di costruire auto, camion e autobus, invece c’è il rischio di un depotenziamento, per questo credo che il governo debba intervenire non solo per garantire i diritti e la dignità di chi lavori; c’è la necessità di un intervento anche pubblico per difendere il sistema industriale italiano. Credo poi che un amministratore delegato non può limitarsi a dire che ci si deve fidare di lui e che tra 4 anni vedremo che cosa succede; tre anni fa ci è stato raccontato che si sarebbero fatte 1 milione e 400mila auto, che si sarebbe dato lavoro a tutti, poi ci è stato spiegato che è stato un errore. Noi non possiamo accettare tra 4 anni di raccogliere le macerie, bisogna intervenire subito”.
INDESIT TEVEROLA. Dopo Pomigliano, Landini ha raggiunto Teverola per partecipare a un’assemblea dei lavoratori Indesit. “A loro – spiega il leader – abbiamo proposto di non accettare il peggioramento delle condizioni di lavoro conseguenti all’accordo per il nuovo contratto collettivo dei metalmeccanici che la Fiom non ha firmato (il 5 dicembre scorso) e di aprire anche qui una vertenza per fare un accordo che garantisca i diritti acquisiti, penso al pagamento dei primi tre giorni di malattia, alla contrattazione degli orari e alla non derogabilità dei minimi del contratto. La nostra intenzione – dice Landini – è impedire sia il ridimensionamento che la chiusura di tutti gli stabilimenti Indesit ma c’è bisogno che la stessa azienda sia disponibile a mantenere i diritti e le forme contrattuali che in questi anni sono stati realizzati. Il nuovo contratto collettivo si inserisce in un contesto in cui in molti casi le imprese tentano di sfruttare la crisi che c’è per peggiorare le condizioni di lavoro; in questo senso noi ribadiamo, in particolare per un gruppo importante a livello nazionale e internazionale come l’Indesit, l’assoluta necessità di avere delle politiche di investimento e organizzative che diano una prospettiva e indichino anche una via d’uscita dalla crisi”.