Bersani: “Primi, ma senza vincere. Grillo dica cosa vuole fare”

di Redazione

 ROMA. Così Pier Luigi Bersaniil giorno dopo l’esito del voto alla Camera e al Senato.

“Non abbiamo vinto anche se siamo primi”, dice il leader del centrosinistra,per il quale”hanno pesato due elementi di fondo: la crisi e il rifiuto della politica così come si è presentata”. “Si tratta di prendere atto – continua Bersani – con semplicità, consapevoleza e umilità di quello che viene fuori da questo appuntamento elettorale ribadendo la volontà di renderci utili al Paese. Siamo una coalizione maggioritaria alla Camera, maggioritaria per i voti al Senato. Abbiamo questa responsabilità e di questo voglio ringraziare tutti quelli che hanno lavorato alla campagna elettorale. Il bicchiere a letto dai due lati: noi siamo stati un punto di tenuta. Se non avessimo fatto quello che abbiamo fatto saremmo in una situazione ancora più complicata”.

Sull’ipotesi di una grande coalizione dice: “La nostra ispirazione non sarà di predisporre diplomazie con questo o con quello. La nostra intenzione sarà di proporre alcuni punti fondamentali di cambiamento. Un programma essenziale da rivolgere al parlamento su: riforma delle istituzioni, riforma della politica, moralità pubblica e privata, difesa dei ceti più esposti alla crisi, impegno per una nuova politica europea del lavoro”.

A proposito di dimissioni anticipate da segretario del Pd fa sapere. “Posso starci da capitano o da mozzo ma non abbandono la nave”, dice Bersani, che alla domanda di un giornalista sulla suacandidatura a premier ha risposto:”Non so – aggiunge – se con Renzi avremmo vinto”.

Su Grillo e un’eventuale alleanza: “Il Movimento 5 Stelle fin qui ha detto ‘tutti a casa’. Adesso ci sono anche loro e o ‘vanno a casa’ anche loro o dicono cosa vogliono fare per il loro Paese”.

Dunque, per Bersani “ci vuole un governo di combattimento e di cambiamento. Che spinga su delle novità forti. Questa politica non va bene e alla lunga porta a delle reazioni che non sono controllabili nei sistemi democratici”. “Non ci sfugge la drammaticità del momento e rischi per il nostro Paese. – ha aggiunto – Ma questa responsabilità la consideriamo un sinonimo di cambiamento”.

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