ROMA. L’Italia si risveglia, il giorno dopo le elezioni, senza una maggioranza al Senato. La fine dello spoglio ha sancito quello che le proiezioni davano per scontato ormai dal pomeriggio di domenica: a Palazzo Madama non si capisce chi possa ottenere i voti per un governo stabile.
Il centrosinistra ha 120 senatori, il centrodestra 117, il boom di Grillo garantisce 54 eletti al Movimento 5 Stelle, i centristi di Scelta civica per Monti si fermano a un misero 18. A questi vanno aggiunti, altrettanto ininfluenti, 6 senatori eletti all’estero e 4 senatori a vita (uno è Monti), che diventeranno 5 quando scadrà il mandato di Napolitano e lui siederà sullo scranno dedicato agli ex presidenti. Il primo commento di Berlusconi sembra aprire a una grande coalizione: “Tutti con grande responsabilità dovremo riflettere, questa Italia non può non essere governata”. Più definita la situazione alla Camera, dove la vittoria di misura della coalizione Pd-Sel (124mila voti più di Pdl-Lega) assegna al centrosinistra una maggioranza di 340 deputati. Ora c’è attesa per lo spoglio di Lombardia, Lazio e Molise che votavano anche per il governatore. E le Borse reagiscono con allarme, ricomincia la risalita dello spread.
DATI. Al Senato Pd-Sel 31,6%, Pdl-Lega 30,7%, M5S 23,8%, Monti 9,1%. Numeri che vogliono dire ingovernabilità. Il centrodestra vince in molte delle Regioni che eleggono più senatori e tiene testa all’alleanza Pd-Sel: Pdl e Lega dovrebbero arrivare a 117 senatori a fronte dei 120 che andrebbero ai progressisti. Ai quali non servirebbe il soccorso di Monti che con i suoi 18 senatori non sarebbe utile a raggiungere una maggioranza assoluta. Mentre i 54 eletti accreditati a Grillo sono da considerarsi in frigo a meno di clamorose retromarce del leader del Movimento 5 Stelle. Alla Camera, il voto è stato al fotofinish: il centrosinistra ottiene la maggioranza relativa per 124mila voti, con il 29,5% contro il 29,1% del centrodestra e il 25,5% del Movimento 5 Stelle, che è anche primo partito (Pd al 25,4%). La coalizione di Scelta civica per Monti si ferma al 10,6%.
FLOP MONTI. Con il buon risultato del centrodestra al Senato, che prende più o meno lo stesso numero di senatori del centrosinistra (entrambi molto lontani dalla maggioranza), e considerando il successo di Beppe Grillo che è il primo partito italiano (ha preso uno 0,1% in più del Pd), l’altro elemento da sottolineare è il flop di Mario Monti, accompagnato dalla probabile uscita di Fli e Udc dal Parlamento.
DA FINI A INGROIA, I GRANDI ESCLUSI. Le politiche 2013 sanciscono esclusioni eccellenti: restano fuori dal Parlamento Fini, Ingroia, Di Pietro, Giannino, Pannella, Bonino, Storace. Salvo sorprese dagli italiani all’estero non ci saranno parlamentari di Fli, Rivoluzione Civile, Idv, Prc, Pdci, Radicali, La Destra, Forza Nuova, Casa Pound, Ms-Ft, Fare per fermare il declino. Fratelli d’Italia avrà deputati ma non senatori. La lista Crocetta e il Grande Sud avranno un senatore ciascuno.
INGOVERNABILITA. Il risultato è una sostanziale ingovernabilità, in particolare al Senato dove la coalizione che prende più seggi (Pd+Sel) si ferma a 120, ben lontano dai 158 senatori che servono per la maggioranza.
DIFFICILE GRANDE COALIZIONE. Difficile immaginare una grande coalizione, o un’intesa tra Berlusconi e Monti, o il Pd che trova il dialogo con Grillo, o il M5S che confronta le proprie idee con quelle del Cavaliere. Difficile. Più realistico credere che agli italiani toccherà tornare alle urne. Mentre in Parlamento bisognerà eleggere il nuovo capo dello Stato e i mercati non aspettano. Tanto è vero che assieme alle prime proiezioni, le borse hanno iniziato a ballare e lo spread è risalito da 260 a 287 punti, la cosiddetta “soglia Monti”, chiudendo in rialzo a 293. Ed è questo incubo, l’idea di un baratro, che alimenta anche un’ipotesi: tornare a votare solo per il Senato.
EUROPA Preoccupata. Intanto, l’Europa che ci guarda resta a bocca aperta, come si capisce dai titoli di una stampa estera che non usa particolari giri di parole per descrivere un Paese prossimo all’instabilità. Nel Regno Unito, la Bbc guarda all'”impasse” dell’Italia dopo il voto, con un Parlamento che appare “diviso tra destra e sinistra, provocando nuova angoscia all’eurozona”. Il Financial Times titola: “I mercati spaventati dall’incertezza italiana”. Su The Guardian l’ex direttore dell‘Economist Bill Emmott parla del “disastro Monti, un enorme fallimento di comunicazione”. In Francia, Le Figaro annuncia: “Il ritorno di Berlusconi fa piangere i mercati”. Mentre Le Nouvel Observateur descrive una “Italia sommersa da un’ondata populista”, Liberation interpreta le elezioni: “Dopo un rifiuto della classe politica, un rifiuto dell’Europa”. Sulla stessa linea, in Germania, la Suddeutsche Zeitung: “Governano populismo, grida e bugie”. Die Welt guarda ai riflessi economico-finanziari: “Le elezioni italiane innervosiscono i mercati”. La Frankfurter Allgemeinze Zeitung lancia l’allarme: “la metà degli italiani ha votato per partiti dall’aggressivo anti-europeismo”. Der Spiegel focalizza l’attenzione sul voto di protesta: “Vince la rabbia di Grillo”. Dura la Bild, che parla di paese “ingovernabile” e “minacciato da una paralisi politica”, una “situazione di stallo, uno scenario horror”. In Spagna, El Mundo: “Destra e sinistra si eguagliano e l’antipolitica segue come terza forza”.
AFFLUENZA IN CALO: Il Viminale ha diffuso i dati definitivi sull’affluenza alle urne. Per il Senato ha votato il 75,2% degli italiani, per la Camera il 75,17%. Il dato certifica un calo di 5 punti rispetto alle precedenti politiche: per il Senato nel 2008 votò l’80,69%, per la Camera l’80,5%.