Cipro, prelievo su conti correnti per salvare il Paese

di Redazione

 NICOSIA. Rabbia e incredulità sono palpabili sull’isola mediterranea dopo che ciprioti e stranieri qui residenti hanno ricevuto la brutta notizia che lo Stato si prenderà una consistente fetta dei loro risparmi per salvare il Paese dalla bancarotta.

Una misura annunciata nella notte tra venerdì e sabato, alla fine dell’Eurogruppo, che ha raggiunto l’accordo per un piano di salvataggio che prevede un tetto massimo di aiuti di 10 miliardi, di cui 1 dal Fondo Monetario Internazionale.

Sabato mattina, lunghe file di cittadini, a piedi e in auto, si sono infatti create davanti alle succursali delle banche dotate di uno sportello automatico per effettuare prelievi di contante. E durante la lunga attesa la gente sfogava la propria rabbia contro il precedente presidente della Repubblica, il comunista Demetris Christofias, accusato di aver temporeggiato e non aver preso tempestive misure contro la crisi imminente.

Ma anche la propria frustrazione per l’operato del nuovo capo dello Stato, Nikos Anastasiades (centrodestra – nella foto), cui rimproverano di non aver mantenuto la promessa, più volte ripetuta in campagna elettorale, “che i risparmi in banca non sarebbero mai stati toccati”. Anche le banche cooperative, che in genere il sabato mattina sono aperte, ieri hanno dovuto sprangare gli sportelli in fretta e furia a causa della ressa di clienti arrabbiati e preoccupati che – imprecando contro quello che in molti hanno definito “una catastrofe” e “un furto bello e buono”, volevano prelevare tutto il loro denaro e chiudere i conti.

Il presidente cipriota ha spiegato che il prelievo sui depositi è stata una decisione “dolorosa” da prendere ma si è resa necessaria per ottenere gli aiuti finanziari internazionali ed “evitare la bancarotta”. “Avremmo potuto optare per uno scenario catastrofico con una bancarotta disordinata oppure per uno scenario doloroso con una gestione ordinata della crisi”, ha sottolineato Anastasiades.

Con un approccio nuovo e radicalmente diverso da quello adottato per i precedenti salvataggi di Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo, i ministri delle Finanze dell’eurozona e il Fondo monetario internazionale hanno dunque raggiunto un accordo per un piano d’aiuti a Cipro. Ma, in cambio (e per ridurre la loro partecipazione al prestito), i creditori hanno chiesto che i depositi nelle banche dell’isola siano sottoposti ad una pesante tassa straordinaria e ad una ritenuta alla fonte sugli interessi. Quindi è questa la prima volta che i correntisti bancari di un Paese vengono colpiti direttamente dalle misure di un piano di aiuti europeo.

Il prelievo consisterà in un’imposta unica del 9,9% su tutti i depositi superiori a 100.000 euro e del 6,75% per quelli inferiori, e dovrà essere approvato dal Parlamento che si riunirà in sessione straordinaria domenica. Le banche effettueranno i prelievi martedì mattina, dopo la festività religiosa e bancaria del cosiddetto ‘Lunedì pulito’, l’equivalente ortodosso del Mercoledì delle Ceneri, ma hanno già ricevuto disposizioni di ‘congelare’ l’ammontare dell’imposta qualora l’intestatario del conto volesse trasferire il denaro all’estero. Agli istituti è stato inoltre imposto di bloccare durante questo fine settimana la possibilità di effettuare trasferimenti di denaro via internet.

Dal prelievo sui depositi bancari sono attesi introiti per circa 5,8 miliardi di euro. Secondo quanto riferito nei giorni scorsi da molti media europei, circa la metà dei depositi nelle banche dell’isola sarebbero intestati a cittadini russi non residenti. Un’informazione non corrispondente a verità che però ha senz’altro contribuito ad aumentare nei Paesi creditori il timore che un aiuto economico a Cipro sarebbe poi finito in un sistema bancario pieno di soldi russi dall’origine non proprio trasparente. Secondo fonti attendibili, dei circa 69 miliardi di euro presenti nel sistema bancario cipriota, solo un 37% (ovvero 25,5 miliardi) sarebbe detenuto da non residenti, russi ma anche di altre nazionalità.

La somma concordata a Bruxelles per il piano di aiuti a Cipro è nettamente inferiore ai 17,5 miliardi di euro chiesti inizialmente da Nicosia. Il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, ha spiegato che “la situazione di Cipro è unica” in ragione del suo “settore bancario ipertrofico” ed è per questo che “dal momento che si tratta di un contributo alla stabilità finanziaria di Cipro, abbiamo ritenuto giustificato chiedere un contributo a tutti i titolari di depositi bancari. Non stiamo penalizzando Cipro – ha concluso Dijsselbloem – ma stiamo affrontando i suoi problemi”.

“La soluzione che abbiamo scelto è dolorosa ma è l’unica che ci consentirà di proseguire la nostra vita senza sconvolgimenti”, ha detto da parte sua Anastasiades al suo rientro a Nicosia sottolineando il rischio di “crollo” dell’intero sistema bancario dell’isola.

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