NEW YORK. Allarme del New York Times, secondo cui è in atto uno dei più grandi attacchi al web della storia, che sta mettendo in seria difficoltà la Rete, congestionata come non mai da una vera e propria invasione di spam.
Alla base dei disguidi per milioni di internauti c’è lo scontro tra un gruppo che si occupa di combattere i cosiddetti “messaggi indesiderati” e un provider olandese. Dietro l’ondata di spam che intasa il web ci sarebbero dunque le ostilità tra l’organizzazione non profit Spamhaus e la società olandese di hosting Cyberbunker, che deve il suo nome al proprio quartier generale, un ex bunker della Nato. Sull’accaduto stanno indagando le forze di polizia di cinque diversi Paesi.
Spamhaus, che ha sede a Ginevra e Londra, ha lo scopo di aiutare i provider a filtrare tutti quei contenuti considerati indesiderati, detti appunto spam. Gli attacchi sono cominciati quando l’organizzazione ha inserito nella sua “lista nera” anche i server gestiti da Cyberbunker. Quest’ultimo critica la decisione e afferma di ospitare qualsiasi servizio, eccetto quelli “pedopornografici e legati al terrorismo”.
Da questo braccio di ferro sono partiti gli attacchi: il primo, denuncia Spamhaus, il 19 marzo, inondando – come tutti i successivi – i server di Spamhaus con centinaia di Distributed denial of service, cioè risposte a richieste false inviate dal sito che si vuole mettere in condizione di non operare. “Leffetto a catena generato da questo attacco sta avendo ripercussioni sula Rete a livello globale, ha dichiarato l’esperto di sicurezza informatica Alan Woodward, professore presso la University of Surrey.
Spamhaus comunque si dice in grado di far fronte a questa emergenza, annunciando anche la collaborazione di molte importanti società, tra cui Google, che si sono messe a disposizione per aiutare ad assorbire la massa di dati per cercare di scongiurare effetti più devastanti per il World Wide Web.