Bersani apre: “Proposta a tutti i partiti”. Ma c’e’ tensione nel Pd

di Redazione

 ROMA. “Mi sto occupando dei problemi del paese”. Così Pierluigi Bersani risponde a chi gli chiede se si ci sarà un governo di larghe intese con il Pdl.

“Non mi sto occupando di questo”, insiste Bersani dopo aver concluso il giro di consultazioni della mattina. E uscendo da Montecitorio si limita a dire ai giornalisti: “Sto facendo incontri sulle questioni economiche e sociali”.

Poi però Bersani nel pomeriggio ha avuto un altro giro di consultazioni per la formazione del governo e dopo gli incontri apre a tutti i partiti presenti in Parlamento. “La proposta che rivolgo alle forze parlamentari si basa su uno schema che consente a ciascuna di esse di riconoscervisi”, ha detto Bersani al termine della seconda giornata di consultazioni, rispondendo a una domanda se sia possibile una forma di accordo con il Pdl per far nasce il governo.

Bersani ha sottolineato che la sua proposta «non può prescindere da una esigenza di cambiamento” e prevede pure “un binario per far viaggiare riforme istituzionali ed elettorale”. “Ciò mette ogni forza parlamentare – ha proseguito – nelle condizioni di potervi trovare qualcsa di positivo”. “Questa mi sembra la strada piu sensata – ha detto ancora Bersani – ancorchè stretta, che offro a tutte le forze parlamentari. Altre mi sembrano più complicate”.

“Anche Grillo si deve rendere conto che non ha il monopolio del cambiamento”, ha quindi sottolineato Bersani commentando l’attacco del leader M5S a Grasso e Boldrini. “Bisogna fare attenzione – ha aggiunto – continuando a distruggere ogni segno buono di cambiamento non so dove si arriva. E comunque la scelta di Grasso e Boldrini non l’ha fatta a Bersani, ma per incrociare le richieste di cambiamento”.

Il leader del Pd ha incontrato il presidente di Confindustria Squinzi. “Non c’è rimasto tempo, siamo vicinissimi alla fine”, ha detto Squinzi al termine dell’incontro con Bersani, parlando della situazione delle imprese e chiedendo al più presto un “governo stabile in grado di governare e che faccia appello a tutti gli uomini di buona volontà”. Le imprese, ha spiegato Squinzi, “sono disperate e il problema dell’occupazione sta diventando tragico”. Per questo Confindustria “ha segnalato la sua estrema preoccupazione per l’economia reale del Paese”. “Bisogna metterci mano con priorità assoluta”, ha ribadito, assicurando che Confindustria “è disponibile a dare il supporto necessario”. “Noi imprenditori – ha proseguito – siamo ottimisti per definizione, ma serve un cambio di marcia per il nostro Paese”.

“La nostra è una forte attesa di governabilità, per avere al più presto un interlocutore istituzionale nella pienezza delle proprie responsabilità”. Lo afferma il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, al termine dell’incontro con Bersani, cui ha partecipato contemporaneamente anche il presidente dell’Ania, Aldo Minucci, anche lui convinto dell’ “urgenza” di formare un governo. Solo con un interlocutore nella pienezza dei propri poteri, ha aggiunto infatti Patuelli, si potranno “sviluppare iniziative anche di emergenza per affrontare la crisi”. Chiara la priorità assoluta da affrontare: “Nel caso in cui il decreto sui debiti della pubblica amministrazione non fosse ancora in vigore tra qualche giorno – ha indicato il presidente dell’Abi – ci auguriamo che il primo atto di questo governo sia l’avvio di questi pagamenti. Solo così si potrà assicurare un po’ di liquidità alle imprese e risanare la situazione debitoria o di sofferenza delle banche”.

“E’ grave che, in ore decisive per la costruzione di un Governo, una parte del Pd intervenga per indebolire il tentativo del presidente incaricato Bersani prospettando una possibile maggioranza con il Pdl per un ‘Governo del Presidente'”, scrive Stefano Fassina, in un intervento su Facebook diffuso in un comunicato, in cui sostiene che “Indebolire il tentativo di Bersani vuol dire avvicinare le elezioni”.

Sussurri e grida, veleni e sospetti: la direzione nazionale del Pd che si terrà lunedì sera rischia di svolgersi in questo clima, mentre Bersani l’aveva convocata per compattare il proprio partito a sostegno del proprio tentativo di formare il nuovo governo. L’oggetto del contendere è se si debba o meno prendere in considerazione uno scenario alternativo alla scommessa di Bersani, e soprattutto quel che si dovrebbe fare in caso di insuccesso. Il nervosismo ha raggiunto un livello così alto che in serata Matteo Renzi ha cercato di alleggerire il clima telefonando al segretario del Pd.

A far esplodere la polemica che covava sotto la cenere ci aveva pensato uno dei fedelissimi del sindaco di Firenze: Graziano Delrio, primo cittadino di Reggio Emilia e presidente dell’Anci: se Bersani non ce la fa e “se il Capo dello Stato chiede un governo istituzionale del Presidente, Pd e Pdl non possono fare i capricci”, aveva detto a La Repubblica. Certo, non si tratterebbe di dar vita a un esecutivo di larghe intese con una alleanza organica, quanto piuttosto a “un governo di scopo che duri cinque, sei o sette mesi, per approvare tre o quattro punti fondamentali”. Una formazione “guidata da una personalità terza, senza leader politici, ma sostenuto in Parlamento sia da Bersani, sia da Berlusconi, sia da Monti”.

“Il Pd, a differenza di altri, è un partito che discute e fa le sue riunioni in streaming. Abbiamo fatto una Direzione in streaming pochi giorni fa, e ne faremo un altra lunedì. Di tutto il resto non me ne interesso”, risponde Bersani a chi gli chiede se nel Pd ci sia qualcuno che “rema contro” il suo tentativo di fare il governo.

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