L@D risponde a Plazza

di Redazione

 SANT’ARPINO. Il triplo salto mortale carpiato del dottor Alberto Plazza si infrange sul pelo d’acqua di tre parole “ricattatore, ricattabile, ancestrale”!

Perché delle due l’una, o il dottore non ne conosce il significato o se, lo conosce, non ha calcolato bene il coefficiente di pericolosità del triplo salto mortale linguistico. L’assessore Alberto Plazza avrebbe fatto bene a dire solo poche parole come “Chiedo scusa a Francesco Capone per aver detto una cosa che non pensavo”. Invece, come si dice, “la pezza è peggiore del buco”!

E proviamo a ricordare cosa ha detto nell’intervista il dottor Plazza. Rispondendo alla domanda sul “clima infuocato” l’assessore ha affermato, tra l’altro, con riferimento al candidato sindaco, Francesco Capone: a) “voglio dire una cosa fondamentale, la persona che si propone di fare il sindaco è partito con il piede sbagliato, anzi sbagliatissimo”; b) “accusare il sindaco(ndr-si riferisce al sindaco uscente Di Santo) e poi essere un ricattatore ricattabile”; c) “l’errore ancestrale, deontologico che ha fatto è di aver assunto persone vicini ai candidati…ora nel momento che tu assumi persone vicino ai candidati passi dal ricattatore al ricattato”. E che altro avrebbe voluto dire il dottore Plazza? E come concilia tali infamanti accuse con l’affermazione “è una persona rispettabile, rispettabilissima”.

A noi pare un ossimoro! Perfino l’intervistatore si è sentito, deontologicamente, in dovere di sottolineare, prendendo le distanze dall’accusa di Plazza: “Assessore lei ha detto cose pesantissime, ovviamente si assume lei la responsabilità”.

E il dottore Plazza, invece di cogliere l’assist dell’intervistatore per correggere, si è avventurato, incartandosi, in una spiegazione del tutto incomprensibile. Forse il problema dell’assessore è proprio la conoscenza della lingua, perché anche il riferimento al deontologico e all’ ancestrale, per definire il comportamento del candidato sindaco, Francesco Capone, è stato del tutto inappropriato.

Infatti, con il suo comportamento, Francesco Capone, non ha violato il codice etico professionale che impone di impedire di ledere la dignità di chi sia oggetto del suo operato. Plazza dovrebbe spiegare in che modo sia stata offesa la dignità delle persone assunte o di altri soggetti. Come pure Plazza dovrebbe spiegare cosa c’entra quell’ancestrale, il cui significato è “relativo agli antenati, atavico, antico, primordiale trasmesso, ereditato dagli antenati o riferibile ad essi, anche in senso fortemente istintivo”.

Noi ci rifiutiamo di pensare che volesse dare alla parola “ricattatore” una qualità ereditaria! E che ci sia un poco di confusione nella proprietà di linguaggio del dottore lo si comprende anche dallo svarione contenuto nel comunicato quando scrive , riferendosi sempre a Francesco Capone, di volergli dare “atto di un perbenismo che ho avuto modo, di persona, di potere constatare.

E siccome stimo l’uomo e l’imprenditore….semplicemente volevo mandare un messaggio al giovane e neofita politico, che probabilmente aveva iniziato, il suo affacciarsi sulla scena politica, in modo a mio parere del tutto errato”. Siamo certi che l’assessore voleva fare un complimento a Capone, ma, a sua insaputa, l’ha offeso nuovamente, perché “perbenismo” viene usato, nella lingua corrente, in maniera spregiativa e sta per “atteggiamento, modo di vita di chi desidera apparire persona perbene secondo la morale borghese, comportandosi perlopiù in modo ipocrita e conformistico”. In quanto alle offese vogliamo ricordare all’assessore che “Sindaco muto, sindaco Disastro, scolaretto” stanno solo a constatare fatti e costituiscono giudizi politici.

Infatti, e il vice-presidente del consiglio (lo è ancora vero assessore Plazza?) lo può testimoniare, il mutismo del Sindaco Di Santo in consiglio è cosa notoria. Come l’assessore sa, per averlo scritto, che la Giunta Di Santo è stata un “disatro”! Infine, le lasciamo passare le tante legittime sciocchezze come,ed è solo una delle tante, quella di essere noi “accecati da odio profondo verso le persone, in particolare il Sindaco”. O, ancora quella in cui ci invita a mettere “dei buoni occhiali” per “vedere che in 5 anni di cose se ne sono fatte. La prima, giusto per non tediare chi ci legge, fu l’abolizione dei telefonini e delle auto di rappresentanza e segretari”.

Siamo seri e non cadiamo nel ridicolo. Ma di una cosa le vogliamo dare atto. Di aver riconosciuto che le “cartelle pazze” sono servite a colmare il buco, il deficit del comune. Come vede il “Di Sastro” non è un’offesa!

Sant’Arpino Libera@Democratica

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