AVERSA. Assistenza pediatrica al lumicino presso i policlinici e ospedali campani. A lanciare lallarme il dottor Domenico Perri, presidente della SipoSocietà Italiana di Pediatria Ospedaliera-sezione Campania, in una nota rivolta al Ministro della Salute, al presidente Regione Campania e allassessore regionale alla Salute.
Perri, che è anche responsabile del reparto di pediatria del Moscati di Aversa, denuncia lo stato di estrema precarietà in cui viene attualmente svolta in Campania lassistenza pediatrica negli Ospedali e presso i Policlinici Universitari, a causa della grave carenza di personale medico ed infermieristico. Pur comprendendo le motivazioni del piano di rientro, che blocca le assunzioni fino a fine 2013, le esigenze della Pediatria siano da estrapolare dalla rimanente offerta assistenziale in quanto la Pediatria: è in massima parte medicina sociale, e quindi va particolarmente tutelata in una regione come la Campania, che al momento vive une fase di estremo rischio sociale, con assai larghe fasce debolidi popolazione; in buona misura comprende patologia di tipo infettivo, soggetta ad epidemie e stagionalità.
Nella nota si ricorda anche che: Nascere in piccoli punti-nascita è pericoloso, oltre che inutilmente dispendioso; la presenza nei reparti di Pediatria di personale medico assunto come Specialistica Ambulatoriale è inutilmente dispendioso (più che se si procedesse a vere e proprie assunzioni); la carenza di medici porta a inutile spesa come lavoro traordinario, senza risolvere comunque il problema della carenza di personale e portando ad attività usurante e di scarsa qualità.
Da qui le richieste: Il riconoscimento di eccezioni al blocco delle assunzioni nelle realtà pediatriche più a rischio per carico di lavoro e carenza di personale; la trasformazione dei contratti degli specialisti ambulatoriali a tempo indeterminato in contratto di dirigente medico di primo livello a tempo pieno; la chiusura immediata di tutti i punti nascita pubblici e privato con meno di 500 parti/anno; la verifica immediata e poi periodica dei requisiti minimi nei punti nascita privati, accreditati e non; la immediata ridistribuzione del personale in servizio nei punti nascita chiusi alle sedi carenti; la rivalutazione dei percorsi seguiti dal personale in servizio nelle Uoc chiuse negli ultimi 5 anni, i cui spostamenti fino ad ora non hanno quasi mai portato a colmare le carenze delle sedi vicine.