AVERSA. Ha messo in una valigia la sua laurea appena conseguita, ma soprattutto la propria giovinezza, ed è partito alla volta del Kenia per essere utile agli altri.
Gianfranco Capasso, giovane di Aversa, 23 anni, neo laureato alla facoltà di scienze politiche presso luniversità la Sapienza di Roma, sente allimprovviso la necessità di aiutare il prossimo e, stare a pensarci più di tanto, passa dal pensiero allazione. Decide, allora, di partire spendendo tutti i suoi risparmi tra cui la borsa di studi ottenuta per meriti universitari. La sua meta è la povertà. Parte, infatti, per il Kenya e, dopo essersi iscritto allassociazione Oikos di Roma, sbarca in un villaggio nei pressi di Mombasa. Qui, dopo un iniziale, più che giustificato, momento di sconforto, non si dà per vinto e inizia il suo cammino.
A conquistarlo la gioia, lallegria dei piccoli kenioti che, nonostante le condizioni di estrema indigenza in cui vivono, sono sempre pronti ad offrirgli un sorriso. Con loro passa le sue giornate come insegnante di matematica presso una scuola elementare (se così si può chiamare una baracca con il pavimento di terra battuta, senza porte e le galline che razzolano tra i banchi).
Gianfranco non si ferma. Intuisce che con pochi euro potrà cambiare almeno le condizioni scolastiche di questi ragazzini. Ha unidea: contatta tutti i suoi amici e parenti in Italia e riesce a raccogliere più di ottocento euro. Poco più di nulla per noi, ma in Kenia si tratta di una piccola fortuna. Con quei soldi inizia dei lavori allinterno di quella scuola permettendo a quei bambini di poter far lezione senza arrangiarsi perché privi di tutto ciò che può servire ad un ragazzino che vuole imparare. I bambini sono costretti ad andare a scuola alle 6 del mattino per poi terminare le lezioni prima che la temperatura fuori sfiori i 50 gradi.
Gianfranco, con gli altri insegnanti, ha innanzitutto il merito del fatto che i bambini vengano tolti dalla violenza della strada e sottratti ai lavori massacranti per giovani di quelletà. La scuola è infatti il luogo in cui i bambini trascorrono più ore al giorno. Quelle poche centinaia di euro si trasformano in matite, quaderni, banchi, sedie, temperini, ecc. I bambini lo guardano increduli con quei loro occhioni.
Li conquista e viene conquistato. Lo chiamano uomo bianco, imparando piano piano a conoscerlo e sono in tanti quelli che gli corrono incontro saltandogli addosso appena lo vedono arrivare. Bambini che mangiano solo riso e vivono in capanne fatte di paglia, fango e sterco lo abbracciano, lo stanno ad ascoltare, sempre pronti al sorriso. Tutte le notizie e le foto con gli aggiornamenti della sua attività, sono sul profilo Facebook di Gianfranco.