15enne ucciso, 3mila in corteo: “Non si puo’ morire cosi’” – VIDEO

di Redazione

 CASERTA. Circa tremila le persone, soprattutto studenti, che hanno partecipato alla fiaccolata organizzata dagli studenti del liceo scientifico “Enrico Fermi” diAversa, frequentato da Emanuele Di Caterino, il 15enne di San Cipriano ucciso durante una rissa.

Il corteo è partito da piazza Mazzini e si è diretto verso il luogo dove è stato consumato l’omicidio, in via De Chirico, dinanzi all’ufficio postale. Presenti i sindaci diAversa, Giuseppe Sagliocco, di San Marcellino, Pasquale Carbone e Trentola Ducenta, Michele Griffo, il commissario prefettizio di San Cipriano d’Aversa, insieme al vescovo Angelo Spinillo e al sottosegretario all’istruzione Marco Rossi Doria.Lo striscione che ha aperto il corteo recitava: “Emanuele, ti ricordiamo con quel sorriso che faceva invidia al mondo, saremo sempre conte”.

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I compagni di classe della Prima E hanno esposto un cartellone con sopra scritto: “Vivrai sempre con noi, nel cuore e nella mentre, ti vogliamo bene”. Proprio i suoi compagni di classe non si danno pace. “Era un ragazzo sempre allegro che con le sue battute che piacevano anche ai prof faceva volare le ore di scuola. Mi mancherà tantissimo”, dice Alessandro che poi si sfoga: “Non si può morire così, per colpa di uno stupido che perde la testa”. Un altro amico, Francesco, lo ricorda mentre in classe cantava le canzoni di Mimmo Dani: “Era il suo idolo, ancora non ci posso credere. Quando stamattina siamo arrivati in classe e ci hanno comunicato la notizia pensavamo ad un scherzo. Ma purtroppo non era così”. “Ora abbiamo paura”, afferma Rita, che frequenta la quarta classe. “Aversa ormai è diventata un punto di ritrovo per tante persone che vengono da fuori città e che non hanno alcun rispetto per niente e nessuno”.

Tra gli amici di Emanuele non c’è certezza sul movente e sulla dinamica. Tra le voci che si rincorrono quelle di una sigaretta non data, ma anche di un litigio originato da un rimprovero che la vittima avrebbe fatto all’aggressore per alcuni muri imbrattati nella strada del delitto. “Non perdonerò l’assassino”, dice Giuseppe, suo compagno di classe e di banco.

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