DACCA. Ci sono più di 200 persone vive intrappolate sotto le macerie dell’edificio di otto piani crollato mercoledì alla periferia di Dacca, in Bangladesh.
Lo ha reso noto il sottosegretario bengalese alle amministrazioni locali, Jahangir Kabir Nanak, aggiungendo che altre 54 persone sono state tratte in salvo nella notte. I morti confermati sono al momento 275.
Violenti disordini si sono registrati stamattina quando una folla oceanica, inclusi migliaia di lavoratori dell’industria tessile del Bangladesh, è scesa in strada per protestare. Lo riferiscono i media locali, riferendo di scontri fra manifestanti e polizia, che ha usato lacrimogeni e proiettili di gomma. Due fabbriche di confezioni sono state incendiate, mentre decine di automezzi risultano danneggiati.
Gli operai hanno anche bloccato una autostrada per il secondo giorno consecutivo. I disordini sono ancora in corso. I media precisano che i vigili del fuoco non hanno potuto raggiungere le fabbriche attaccate dai manifestanti e che gli incendi non sono quindi stati ancora spenti. I lavoratori, che protestano all’incrocio di Chandana, chiedono la pena di morte per i responsabili della sciagura del “Rana Plaza” crollato mercoledì mattina e che ospitava in condizioni di sicurezza assolutamente precarie cinque aziende di abbigliamento per l’esportazione.
I soccorritori intanto stanno cercando di far arrivare acqua e cibo alle persone ancora intrappolate, in attesa di poterle estrarre dalle macerie. All’interno del Rana Plaza building si trovavano numerosi stabilimenti tessili, banche e negozi. L’edificio, situato a Savar, 25 chilometri a nord est della capitale del Bangladesh, è crollato mentre erano in corso lavori per la costruzione di un nono piano.