ROMA. Slitta la sentenza sul processo di Chiara Poggi: Alberto Stasi è arrivato, con sorpresa a Roma, per attendere il verdetto.
Una sorpresa la presenza dellunico indagato, incriminato, accusato e poi scarcerato per lomicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto del 2007, perché fino a giovedì aveva fatto sapere che sarebbe rimasto a Milano. Il commercialista ed ex fidanzato della vittima ora dovrà attendere il 17 aprile per il verdetto della Corte di Cassazione, quando conoscerà il suo destino. Non ci resta che aspettare: qualsiasi sentenza ci sarà, noi la rispetteremo: dice Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi.
La Cassazione dovrà decidere se confermare o meno lassoluzione di Stasi. Spero che i giudici capiscano che Chiara ha bisogno di verità, ha detto la mamma di Chiara Poggi a Tgcom24.I genitori della ragazza barbaramente uccisa 6 anni fa vorrebbero riaprire il caso e cercare una volta per tutte la verità circa la morte della loro figlia. Giuseppe e Rita Poggi hanno nuovamente chiesto, tra l’altro,un esame, mai effettuato su un capello castano e cortotrovato nel palmo della mano sinistra della giovane. Si tratta di un esame sofisticato ma non costoso con cui, secondo la parte civile, è possibile individuare il Dna mitocondriale e avere una chance in più per rintracciare l’omicida. Stessa istanza riguarda i frammenti più piccoli delle unghie della giovane vittima. Oltre alla riapertura del caso, i Poggi vogliono che la Cassazione annulli la sentenza di assoluzione emessa a favore di Stasi.
Tra le tante cose, ci sarebbero poi alcune lacune tralasciate nella conduzione delle indagini: la prima riguarda la bicicletta nera da donna nella disponibilità degli Stasi (quella di cui parlò nella sua testimonianza la signora Franca Bermani) mai acquista; l’altra riguarda invece l’incompletezza del cosiddetto esame della ‘camminata’ eseguito per capire come Alberto sia riuscito a non sporcare di sangue la suola delle scarpe quando entrò nella villetta e trovò il corpo senza vita di Chiara.
Stando a sentire la difesa, il caso sarebbe invece chiuso tanto che la riapertura dello stesso è considerata inammissibilee infondata, così come ritiene, in generale, infondati e inammissibili i ricorsi di parte civile e confutati punto per punto in una corposa memoria firmata dal pool di legali coordinati dal prof. Angelo Giarda. Oltre a sostenere che non è da escludere l’ipotesi che l’assassino fosse un estraneo anche perché agli atti è emersa la prova della presenza di un soggetto che non è Stasi in orario compatibile a quello dell’aggressione, nel documento si ribadisce che le indagini sono state monodirezionali ed hanno trascurato ogni pista alternativa e si sottolinea che la bicicletta nera da donna non va sequestrata perché “non corrispondeva a quella usata” dal killer.
In più, come è stato riferito, l’accertamento per estrarre il Dna mitocondriale dal capello castano e biondo non è necessario e non porterebbe a nulla e comunque, ad avviso dei difensori, può essere effettuato quando sarà definitivamente calato il sipario sul processo.