Piemonte, spese pazze: indagati Cota e 51 consiglieri

di Redazione

 TORINO. Il governatore del Piemonte, Roberto Cota, è indagato, insieme ad altri 51 consiglieri, nell’ambito dell’inchiesta sull’uso dei fondi pubblici da parte dei gruppi politici in seno alla Regione.

Le accuse, a vario titolo, sono di peculato, finanziamento illecito dei partiti e truffa. In particolare, il procuratore aggiunto di Torino, Andrea Beconi, e i sostituti procuratore Giancarlo Avenati Bassi ed Enrica Gabetta, contesterebbero alcune spese relative all’attività politica dei consiglieri regionali.

Sarebbero coinvolti quasi tutti gli esponenti dei gruppi politici del Consiglio che all’inizio della legislatura, nel 2010, erano composti da almeno due consiglieri. I cosiddetti “mono gruppi” erano già stati presi in esame alcuni mesi fa, quando i magistrati eseguirono le prime quattro iscrizioni nel registro degli indagati.

L’ammontare complessivo dei rimborsi contestati si aggira intorno al milione di euro. Non dovrebbero esserci casi eclatanti come quelli emersi in Lazio, con il caso Fiorito, tuttavia l’inchiesta rivela un malcostume diffuso e trasversale da cui non avrebbe preso le distanze nemmeno il governo piemontese.

“Vi sono differenze anche rilevanti tra le varie posizioni individuali, sia per la causale dei rimborsi, sia per l’ammontare complessivo. Solo lo sviluppo e la conclusione dell’inchiesta potranno consentire una precisa e completa definizione di tali posizioni”, fa sapere il procuratore capo Giancarlo Caselli.

Intanto, Cota si difende: “Mi sono già recato spontaneamente dai pm per chiarire la mia posizione. Non un euro è finito sul mio conto corrente e in questo senso laProcura non ha mosso contestazioni”. “Ho sempre sostenuto in proprio la maggior parte delle spese per lo svolgimento dell’attività politica. – puntualizza il presidente della regione – Ho utilizzato risorse del Gruppo Regionale per importi irrisori e nel rispetto di prassi consolidate, riducendo al minimo ogni esborso di denaro pubblico”.

Cota poi sottolinea di essere stato “tra i promotori della nuova e attuale normativa introdotta in Piemonte, che ha praticamente azzerato i finanziamenti ai gruppi regionali e disposto una drastica riduzione dei costi della politica. Confido che la mia posizione verrà chiarita e sarà accertata la mia totale buona fede”.

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