Tares, il governo la rinvia a fine 2013

di Redazione

 ROMA. “Per il 2013 resta in piedi il meccanismo della Tarsu per le prime due rate: si pagherà quanto pagato l’anno scorso e non ci saranno sorprese. Il bollettino sarà inviato dalle amministrazioni. Sull’ultima rata ci potrà essere un conguaglio”.

Lo rende noto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministeri, Antonio Catricalà, dopo l’approvazione del decreto legge da parte del governo. Per la Taresil pagamento della maggiorazione di 0,30 euro per metro quadro, già previsto dal decreto “Salva Italia”, è rinviato all’ultima rata di dicembre.

Nel decreto viene data anche facoltà ai comuni di intervenire sul numero delle rate e sulla scadenza delle stesse, come previsto dal “Salva Italia”. A tutela del contribuente viene previsto che la deliberazione sia adottata e pubblicata dal Comune almeno 30 giorni prima della data del versamento.

“Ci erano state segnalate due criticità: una relativa alla modulazione del pagamento con una rateizzazione che metteva in difficoltà i contribuenti e non corrispondeva alle esigenze delle amministrazioni e l’altra relativa alle difficoltà nello stabilire l’ammontare della rata perché doveva essere calcolata dal contribuente”, spiega Catricalà, per il quale “pensiamo di aver posto rimedio a entrambe le criticità, con l’assenso dell’Anci, in riunione qui presso la Presidenza del Consiglio”.

Cos’è la Tares? La Tares (Tariffa rifiuti e servizi, che sostituisce la Tarsu) è entrata in vigore il primo gennaio 2013, anche se la prima rata è stata posticipata e non ancora pagata. Cconsiste in un’imposta che si basa sulla superficie degli immobili. Grazie alla sua riscossione, i comuni dovranno coprire per intero i costi del servizio della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Fino all’anno scorso, il prelievo sulla tassa dei rifiuti copriva invece il 70-80 per cento dei costi, compensati dai trasferimenti statali. Con la Tares i comuni dovranno anche pagare i costi di altri servizi, come le spese per l’illuminazione pubblica, per la polizia municipale, per il personale degli uffici amministrativi.

Proprio la copertura di questa gamma più ampia di servizi ha determinato l’aumento di almeno 30 centesimi al metro quadro (che i comuni possono alzare fino a 40) rispetto alle imposte precedenti. La Tares riguarda tutti quelli che possiedono immobili che producono rifiuti. La parte eccedente degli incassi dovuta all’aumento sarà incassata interamente dallo Stato, che poi dovrebbe rigirarla ai comuni sotto forma di nuovi trasferimenti.

La quota del conguaglio è stato uno dei temi più discussi dal governo insieme ai rappresentanti degli enti locali: secondo le stime di Confcommercio, l’imposta costerà almeno il 60 per cento in più per molte categorie di commercianti, soprattutto per i distributori di benzina (170 per cento in più), per i proprietari di bar (370 per cento in più) e per i ristoratori (550 per cento in più).

La Tares ha preso il posto della Tarsu (la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e della Tia (la tariffa di igiene ambientale). L’imposta si basa sia sulle dimensioni degli immobili, sia sul numero dei componenti delle famiglie che ci abitano, a scapito, quindi, delle famiglie più numerose.

Per calcolare l’ammontare della Tares viene considerato il valore medio di produzione dei rifiuti, che è determinato con alcuni criteri statistici, diversi da famiglia a famiglia e tra le varie imprese. Sulla base di questo indicatore, si calcola poi un coefficiente che viene rapportato all’80 per cento della superficie dell’immobile, stabilendo così il totale da pagare. A questa cifra saranno poi aggiunti almeno 30 centesimi a metro quadro che rappresenteranno l’ammontare finale del conguaglio di fine anno.

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