SANT’ARPINO. Loffensiva dei carabinieri contro il lavoro nero ha prodotto lennesimo blitz contro chi, approfittando delle condizioni di disagio economico che investe migliaia di famiglie, sfrutta per pochi euro manodopera in totale assenza di qualsiasi copertura previdenziale e assicurativa.
La scorsa settimana i militari dellIspettorato del Lavoro (Nil) di Caserta, insieme ai colleghi delle stazioni carabinieri locali e ad ispettori del lavoro, hanno svolto mirati controlli in diverse aziende operanti nella produzione di capi di abbigliamento e altro.
A SantArpino, Maddaloni, Curti e Cellole scovati 31 lavoratori in nero, mentre a Carinaro sono stati sorpresi 19 lavoratori irregolari intenti ad imbustare posate in plastica. I capi di abbigliamento prodotti, tutti di buona qualità, si vendono nei negozi specializzati a non meno di 100/120 euro luno, ma per chi li produce vi è un guadagno non superiore ai 10 euro, da qui il ricorso, per forza di cose, al lavoro sommerso. In Italia, sono circa 4 milioni i lavoratori occupati irregolarmente (in nero), distribuiti come segue: 13% al nord 15% al centro e 23% al sud. La Campania è seconda solo alla Calabria. In questo triste primato lItalia è seconda solo alla Grecia.
Il ricorso al lavoro sommerso, annualmente, produce un fatturato di circa 150 miliardi di euro che incide sul prodotto interno lordo (Pil) in misura dell11%, con conseguente aumento dellevasione fiscale e una scorretta competitività tra le imprese. Oltre al minore guadagno il lavoratore è esposto allo sfruttamento in termini di ore di lavoro giornaliero e nel numero di giorni di lavoro settimanale, senza contare le drammatiche conseguenze in termini di sicurezza che si traducono nellelevato numero di morti bianche.
Lattività del Nil ha permesso ladozione di ben 9 provvedimenti di sospensione dellattività imprenditoriale e lirrogazione di sanzione amministrative che ammontano a circa 200mila euro.