In attesa di ritrovarsi domenica, alle 18, allo Stadio Olimpico per la finale di Coppa Italia, Roma e Lazio hanno fatto visita a Papa Francesco in Vaticano.
Le delegazioni delle due squadre, che comprendevano Totti e Saha e i presidenti Pallotta e Lotito, hanno partecipato alla Santa Messa e donato al Santo Padre una mini Coppa Italia e alcune maglie. Per il derby, intanto rafforzate le misure di sicurezza: 1000 gli agenti impegnati. Un numero superiore rispetto al passato: per questo è stato necessario chiedere rinforzi. Le forze dell’ordine si concentreranno soprattutto sul pre e post partita nella zona dello Stadio Olimpico e nelle piazze dove potrebbero tenersi i festeggiamenti dei tifosi di Roma o Lazio, da piazza Venezia a piazza della Libertà.
L’obiettivo è scongiurare tensioni o contatti tra le tifoserie e garantire lo svolgimento regolare delle votazioni ai seggi (a Roma ci sono anche le elezioni amministrative). L’attesa però è mitigata dalla visita delle due squadre al Papa. Per la Roma, oltre a presidente e capitano, c’erano pure il tecnico Andreazzoli, l’ad Zanzi e Vito Scala. Per la Lazio l’attaccante Saha (che in questi giorni si è infortunato), Zarate, e il ds Igli Tare. La delegazione giallorossa ha regalato a Bergoglio il nuovo logo della Roma e una maglia con il numero 1 sulla schiena, accompagnato dalla scritta Papa Francesco.
Stessa iniziativa da parte dei cugini biancocelesti. “Ho avuto l’impressione di avere a che fare con una persona umile, come tutte le altre. Mi ha trasmesso sicurezza e umanità. Il Pontefice ha messo tutti a proprio agio”. Parola di Francesco Totti, che non nasconde l’emozione dopo l’incontro col Santo Padre: “Consegnargli la maglia giallorossa è stata un’esperienza irripetibile”.
Giorno memorabile anche per il presidente del club, James Pallotta, che dice di aver coronato un sogno: “Vengo da una famiglia cattolica e l’incontro con il Pontefice costituisce per me una delle esperienze più emozionanti mai vissute”.Stesse sensazioni in casa Lazio. Lotito spiega il significato della partecipazione di Roma e Lazio a un’udienza generale e non privata: “Nasce dall’esigenza di stare tra la gente per dare un segnale di umiltà e un messaggio di distensione e di rispetto dell’avversario ai tifosi, nella logica di esaltazione dei valori cristiani in cui la Lazio crede e si riconosce”.