Caso Orlandi, giallo ad una possibile svolta: attesa per le perizie

di Mena Grimaldi

 ROMA. Il giallo della scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta nell’estate del 1983, starebbe per arrivare ad una svolta risolutiva.

Sia il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo sia il pm Simona Maistostanno interrogando in queste ore, per la settima volta in 40 giorni, Marco Fassoni Accetti, il fotografo che si è autodenunciato del sequestro della Orlandi e di Mirella Gregori, coetanea di Emanuela scomparsa nel nulla un mese prima.

La localizzazione delle vecchie cabine Sip, alcune delle quali ubicate nel centro di Roma, da cui ha detto di aver chiamato, le analisi del Dna quasi terminate sul flauto che ha fatto ritrovare dicendo essere proprio quello di Emanuela, i riscontri già forniti dal superteste sulle rivendicazioni e i messaggi inviati 30 anni fa ai mass media e alla famiglia dopo la scomparsa di Emanuela e la comparazione della voce di Fassoni Accetti e quelle del personaggio all’epoca ribattezzato l’Amerikano e di un altro, “Mario”, che più volte telefonarono a casa della Orlandi e in Vaticano.

Tutti elementi che, se di esito positivo, potrebbero veramente porre fine a uno dei misteri più intricati degli ultimi 30 anni che coinvolge anche il Vaticano.

Capaldo eil pm hanno già ascoltato più volte le registrazioni delle conversazioni avvenute nella lontanissima estate 1983 tra i rapitori e i loro interlocutori, famiglia Orlandi, il legale di fiducia e le suore del centralino vaticano.

Accetti che ad oggi risulta indagato per sequestro di persona aggravato dalla morte dell’ostaggio, ha sempre detto di essere stato uno dei telefonisti in quanto esponente di un nucleo di controspionaggio al servizio di non meglio specificati ambienti vaticani.

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