ROMA. La procura di Roma ha aperto uninchiesta sulle minacce e i messaggi apparsi su alcuni siti internet rivolti alla presidente della Camera, Laura Boldrini.
I reati ipotizzati dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal pubblico ministero Luca Palamara sono di minacce, diffamazione e violazione della privacy. Nell’ambito dell’indagine il gip, su richiesta della Procura, ha disposto anche la rimozione dai siti delle immagini e dei testi ritenuti lesivi dell’onore del presidente della Camera. La polizia postale è già intervenuta per eliminare le immagini e gli scritti e proseguono le indagini per identificare i responsabili della diffusione.
Come si legge dallintervista pubblicata da Repubblica, la presidente della Camera, parlando delle minacce ricevute, ritorna sul tema della violenza e della discriminazione delle donne affermando che quando una donna riveste incarichi pubblici si scatena unaggressione di genere che può diventare violenta. La Boldrini chiede inoltre una legge contro l’anarchia del web: So bene che la questione del controllo del web è delicatissima. Non per questo non dobbiamo porcela.La presidente della Camera ha infatti lanciato lallarme di ricevere ogni giorno minacce di morte. In rete infatti pare siano in atto campagne dodio nei suoi confronti.
In Italia – spiega – le donne continuano a morire per mano degli uomini e per molti è sempre e solo una fatalità, un incidente, un raptus. Se questo accade, è anche perché chi poteva farlo non ha mai sollevato il tema a livello più alto, quello istituzionale. Io non ho paura. Non ho paura adesso di aprire un fronte di battaglia, se necessario. Daremo visibilità a un gruppo di fanatici? Si’, è vero. Ma non sono pochi, sono migliaia e migliaia, crescono ogni giorno e costituiscono una porzione del Paese che non possiamo ignorare: c’e’ e dobbiamo combatterla. E poi non e’ una questione che riguarda solo me. E spiega: Ci sono due temi di cui dobbiamo parlare a viso aperto. Il primo è che quando una donna riveste incarichi pubblici si scatena contro di lei l’aggressione sessista: che sia apparentemente innocua, semplice gossip, o violenta, assume sempre la forma di minaccia sessuale, usa un lessico che parla di umiliazioni e di sottomissioni. E questa davvero è una questione grande, diffusa, collettiva. Non bisogna più aver paura di dire che è una cultura sotterranea in qualche forma condivisa. Un’emergenza, in Italia.
Per la Boldrini si potrebbe partire dalla Rete: Mi domando se sia giusto che una minaccia di morte che avviene in forma diretta o attraverso una scritta sul muro, sia considerata in modo diverso dalla stessa minaccia via web. Me lo domando – sottolinea – chiedo che si apra una discussione serena e seria. Se il web e’ vita reale – continua Boldrini – e lo è, se produce effetti reali e li produce, allora non possiamo più considerare meno rilevante quel che accade in Rete rispetto a quel che succede per strada.
Boldrini mette in chiaro anche la questione scorta: Ho chiesto di non essere scortata. Non ho paura di camminare per Roma. Non ho paura di andare da casa in ufficio. Può accadere qualsiasi cosa in qualsiasi momento ma questo vale per chiunque. Mi sento molto più vulnerabile quando penso che chiunque, aprendo un computer, anche i ragazzi giovanissimi che vivono connessi, possono vedere il mio volto sovrapposto a quello di una donna sgozzata. Mi domando che effetti profondi e di lungo periodo, fra i più giovani, un’immagine così possa avere.
A questo punto, avverte la presidente dell’Aula di Montecitorio, credo che ci dobbiamo tutti fermare un momento e domandarci due cose: se vogliamo dare battaglia, una battaglia culturale, alle aggressioni alle donne a sfondo sessuale. Se vogliamo cominciare a pensare alla rete come ad un luogo reale, dove persone reali spendono parole reali, esattamente come altrove. Cominciare a pensarci, discutere quanto si deve, poi prendere delle decisioni misurate, sensate, efficaci. Senza avere paura dei tabu’ che sono tanti, a destra come a sinistra. La paura paralizza. La politica deve essere coraggiosa, deve reagire.