REGGIO CALABRIA. La Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria ha dato esecuzione ad un decreto di confisca di beni nei confronti di Ferdinando Maria De Marte, 50enne di Rizziconi, …
… facoltoso imprenditore operante nel settore della produzione, raffinazione e commercio dellolio doliva nella piana di Gioia Tauro nonché nel settore immobiliare. Lo stesso risulta essere stato, altresì, uno dei soci della Devin – società che ha costruito il noto centro commerciale Porto degli Ulivi a Rizziconi – successivamente ceduto ad una società estera e già oggetto di vicende giudiziarie che hanno visto coinvolta, in particolare, la cosca Crea operante in quel territorio.
Nei confronti di De Marte, sin dalla fine degli anni 80 ad oggi, plurime indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, Taurianova, Gioia Tauro e Catanzaro e dai carabinieri di Rizziconi, avevano evidenziato che alcune società del gruppo De Marte erano soltanto delle cartiere create ad hoc al fine di emettere fatture per operazioni inesistenti e/o per ottenere indebiti contributi comunitari.
Il 1 febbraio del 2008 è stata emessa, dal gip di Bologna, nei confronti dellimprenditore, unordinanza applicativa degli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata alla emissione e utilizzazione di fatture false e per lindebita percezione di contributi comunitari per importi consistenti (in una occasione avrebbe indebitamente ricevuto contributi per circa 4,6 milioni di euro, mentre in altre circostanze avrebbe decuplicato i costi sostenuti per lacquisto di impianti a mezzo di fatture inesistenti). Tale provvedimento restrittivo veniva confermato dal Tribunale del Riesame il 28 febbraio 2008 e successivamente dalla Corte di Cassazione in data 24 settembre 2008. Il 16 marzo 2011 De Marte veniva rinviato a giudizio unitamente ad altre 14 persone. Il processo è ancora in corso.
A seguito di una articolata attività di indagine patrimoniale, condotta dal centro operativo della Dia di Reggio Calabria e volta a verificare le modalità di acquisizione dellingentissimo patrimonio societario e personale riconducibile allimprenditore, nello anno 2011 era già stato sottoposto a sequestro preventivo lingente patrimonio di De Marte.
Il collegio giudicante ha ritenuto che tutto quanto fin qui detto giustifichi ampiamente laccoglimento della proposta personale avanzata dalla Direzione Investigativa Antimafia in quanto dimostra senza alcun dubbio labitualità del proposto nella commissione di condotte fraudolente, nellambito dellesercizio delle attività imprenditoriale nellunico ed evidente obiettivo di conseguire lucrosi ma illeciti profitti E proprio la ripetizione di questi comportamenti senza soluzione di continuità nellarco di circa un ventennio a dimostrare quanto sia attuale la pericolosità sociale di De Marte, trattandosi di una modalità di agire talmente consolidata da far legittimamente che questa sia per il proposto lunica, ma soprattutto ordinaria, modalità di esercizio dellattività imprenditoriale…stando così le cose, deve ritenersi che i beni acquisiti tanto quelli personali quanto quelli aziendali con le risorse generate dallattività imprenditoriale inquinata, si configurano inequivocabilmente come frutto o reimpiego di attività illecita. La sproporzione rilevata già in sede di sequestro appare corroborare questa conclusione.
E stata pertanto ribadita la sussistenza della cosiddetta abitualità a delinquere protrattasi per circa un ventennio in capo allimprenditore, fattispecie oggi contemplata dal nuovo codice antimafia. Con il provvedimento adottato a carico di De Marte è stata disposta la confisca del patrimonio riconducibile al medesimo, stimato in circa 20 milioni di euro, tra cui figurano, in particolare: il patrimonio aziendale di sette società con sede a Rizziconi e Gioia Tauro, di cui quattro operanti nel settore oleario e tre nel settore immobiliare ed edilizio; 25mila metri quadrati di terreno, di cui circa 15mila di natura edificabile, siti a Rizziconi; un fabbricato sito a Rizziconi ; disponibilità finanziarie aziendali e personali ammontanti a quasi un milione di euro.
Il tribunale ha anche sottoposto luomo alla misura della sorveglianza speciale, per la durata di tre anni, con obbligo di soggiorno nel comune di dimora.