Ruby in aula: “Arcore? Non ricordo. Ho raccontato cavolate”

di Mena Grimaldi

 MILANO. “Prima avevo raccontato le cavolate e mi dispiace di averlo fatto. Oggi sono qui per dire la verità”.

Così ha dichiarato venerdì mattina nell’aula del tribunale di Milano la giovane Ruby per testimoniare al processo a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. I cinque verbali resi da luglio ad agosto del 2010 sono una “cavolata”, afferma la giovane marocchina.

E al pm Antonio Sangermano che gli faceva notare come alcune delle dichiarazioni rese da altri testimoni trovassero riscontri con quelli resi da lei nel 2010, la ragazza risponde che sono solo “coincidenze”.

Tensione in aula durante l’interrogatorio quando la corte ha chiesto alla giovane di utilizzare un tono più rispettoso nei confronti del pubblico ministero che sta conducendo il controesame della testimone dopo una serie di “Non ricordo” e “La mia memoria non è uno strumento elettronico come le intercettazioni, può fallire”.

Ruby ha poi detto ai giudici di aver dormito a casa di Silvio Berlusconi “due weekend” ma “mai da sola”. Quando poi le viene chiesto dal procuratore aggiunto Pietro Forno se “ricorda 187 mila euro” che ai pm aveva raccontato di aver ricevuto dal Cavaliere “in 3 mesi, da febbraio a maggio 2010”, la giovane marocchina risponde “no”.

Il magistrato: “La cifra può essere vera?”. E la ragazza: “No”. Il magistrato la incalza: “E che motivo aveva di inventarsi questa cifra precisa o particolare?” Ruby: “Ho inventato questa cifra per essere più credibile in questa mia panzanata”.

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