Stato-mafia, Mancino: “Non posso stare in aula con i boss”

di Mena Grimaldi

 PALERMO. “Io ho sempre combattuto la mafia, non posso stare nello stesso processo in cui c’è la mafia. Chiederemo uno stralcio”.

Così l’ex ministroNicola Mancinoha annunciato divoler chiedere lo stralcio della sua posizionedal processo sullatrattativa Stato-mafia, annunciandolo prima dell’inizio dell’udienza in corso a Palermo. “Ho fiducia e speranza – ha aggiunto – che venga fatta giustizia e che io possa uscire al più presto dal processo”.

“Io non rappresento lo Stato – ha detto Mancino -sono l’ex ministro dell’Interno. Io rappresento me stesso con una imputazione diversa da quella degli altri imputati. Io sono imputato di falsa testimonianza perchè la mia parola è stata ritenuta inadeguata rispetto a qualche collega che all’epoca era ministro”. “Non temo contestazioni”.

“Non ho paura” ha detto Mancino ai cronisti che gli chiedevano se temesse le nuove contestazioni preannunciate dai pubblici ministeri. “Prima voglio sentire, poi commenterò”. A Mancino è stato anche chiesto se non ritenga che qualcun altro dovrebbe oggi stare sul banco degli imputati al suo posto. “Ci sto io – ha risposto secco – e mi difendo”.

Gli imputati nel processo di Palermo sono dieci: ex politici come Marcello Dell’Utri e Nicola Mancino, ex ufficiali dell’Arma, come il generale Antonio Subranni, il pentito Giovanni Brusca, Massimo Ciancimino. Sono tutti accusati di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato, tranne Mancino, che risponde di falsa testimonianza, e Ciancimino, imputato di concorso in associazione mafiosa e calunnia all’ex capo della polizia, Gianni De Gennaro.

“Qualora si dovessero accertare elementi di colpevolezza dello Stato, lo Stato non potrebbe nascondere eventuali responsabilità sotto il tappeto” ha detto il pm Nino Di Matteo nel corso dell’udienza.

Intanto, al grido di “Fuori la mafia dallo Stato” e “Vergogna”, il popolo delle “Agende Rosse” ha contestato Mancino mentre usciva dall’aula bunker, sollevando le loro agende rosse, divenute simbolo delle verità ancora da accertare sulle stragi mafiose.

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