Dopo la movida, ora è guerra sulle tabelle commerciali

di Livia Fattore

 AVERSA. Dopo la guerra delle ordinanze di chiusura dei locali della movida, siamo alla guerra delle tabelle commerciali.

Non c’è pace per i commercianti normanni che entro il 30 giugno prossimo sono chiamati a pagare l’ennesimo balzello: 516 euro per diritti di segreteria a seguito di apposizione di insegne e targhe pubblicitarie. Una previsione contenuta in una delibera di giunta del luglio scorso con la quale venivano regolati i pagamenti di diritti di segreteria a seguito di attività legate all’urbanistica. Quella delibera non è stata mai applicata sino a qualche giorno fa, quando, con un ulteriore atto, questa amministrazione ha inteso far rientrare nella previsione anche queste tabelle per le quali la tassa andrebbe pagata indipendentemente dalla corresponsione della tassa sulla pubblicità.

«È evidente, dopo questo ulteriore atto, – ha dichiarato il consigliere comunale del Pd Marco Villano, che sta cercando di far ritornare la maggioranza di centro destra sui propri passi – che l’amministrazione Sagliocco vuole annientare e distruggere il commercio ad Aversa. Dopo la guerra intrapresa contro i locali di via Seggio, ora si colpiscono anche i commercianti di Aversa che, tra mille difficoltà e senza un aiuto dalla politica, cercano di non chiudere. Come si fa a non capire che far pagare 516 euro ai commercianti per le insegne pubblicitarie è un colpo durissimo soprattutto in un momento storico di forte crisi come quello che stiamo vivendo? 516 euro di diritti di segreteria? È evidente che questo provvedimento ha come unico obbiettivo quello di fare cassa, ma questa non può essere sempre fatta a danno dei cittadini».

E mentre c’è chi ipotizza, tra il serio e il faceto che prossimi destinatari di questo provvedimento potrebbero essere le tabelle (di piccola dimensione) dei liberi professionisti per poi giungere ai nomi sui citofoni, si deve registrare anche l’intervento congiunto dei responsabili dei due maggiori sindacati di categoria: Franco Candia per l’Ascom e Pina Giordano per la Confesercenti.

«Cancellata da anni, per legge, l’imposta dovuta per la pubblicità, da chi fa uso di targhe ed insegne di dimensioni inferiori ai cinque metri, per fare cassa – confermano i due dirigenti sindacali – l’amministrazione si è inventata i diritti di segreteria per le tabelle. Non diciamo che non si debba pagare, ma si pensi ad una sanatoria per coloro che da anni sono in piazza e si servono di questo tipo di indicazione per segnalare l’esercizio commerciale. Per esse l’amministrazione potrebbe chiedere una somma accettabile, 50-100 euro ad esempio e non equipararle al rilascio di una Scia che è ben altra cosa».

Da quanto è dato sapere, l’assessore al ramo e il sindaco starebbero, comunque, pensando ad un intervento di modifica.

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