Indesit, sindacati e operai contro il piano di riassetto

di Redazione

 CASERTA. IndesitCompany ha presentato ai sindacati il piano di salvaguardia e razionalizzazione dell’assetto in Italia: previsti 70 milioni di euro di investimenti, l’efficientamento e snellimento delle direzioni centrali e la razionalizzazione dell’assetto produttivo.

La riorganizzazione dell’assetto italiano del Gruppo, che attualmente impiega circa 4.300 addetti, si legge in una nota della società, coinvolge complessivamente oltre 1.400 persone tra dirigenti (25), impiegati delle sedi centrali (150) e operai e impiegati di fabbrica (1.250). Di questi ultimi 480 a Fabriano, 230 a Comunanza, 540 a Teverola e Carinaro, nel casertano. Il dialogo avviato con le parti sociali è finalizzato “alla individuazione di ogni soluzione possibile e sostenibile a sostegno dell’occupazione dei dipendenti coinvolti, attraverso un adeguato utilizzo degli ammortizzatori sociali”.

Il piano, spiega la società, prevede una razionalizzazione dell’assetto produttivo e il ruolo cruciale dell’Italia per l’industrializzazione e produzione dei modelli ad alta innovazione e contenuto tecnologico destinati alle fasce medio alte della domanda. La riorganizzazione si rende necessaria come risposta all’attuale scenario competitivo europeo che vede il mercato ancora negativo rispetto ai volumi del 2007 (Europa Occidentale -10% e Italia -25%) e la continua espansione di nuovi produttori provenienti dai Paesi a miglior costo, che operano con una forte aggressività di prezzo e prodotto, con conseguente deterioramento di prezzi e margini e una sovraccapacità produttiva ormai strutturale.

Negli ultimi anni, con intensificazione nel 2012 e nel primo semestre del 2013, la situazione di mercato ha fortemente impattato le produzioni italiane diIndesit, con il conseguente ricorso a cassa integrazione ordinaria per gli stabilimenti (25% delle giornate lavorate) e da aprile 2013 anche per gli uffici centrali (20% delle giornate lavorate).

La missione strategica dei 3 poli industriali italiani del Gruppo, si legge nella notaIndesit, sarà ridisegnata con interventi di riassetto produttivo che verranno implementati nel periodo 2013-2016. Il sito produttivo di Fabriano (Ancona) sarà driver dell’innovazione per i forni da incasso, il sito produttivo di Comunanza (Ascoli Piceno) sarà driver dell’innovazione per le lavabiancheria a carica frontale e il sito di Caserta (Teverola-Carinaro) sarà dedicato alla produzione di frigoriferi e i piani cottura a gas da incasso destinati principalmente ai mercati ad alto valore aggiunto italiano e dei Paesi dell’Europa occidentale.

Nel sito di Fabriano, che diventa l’unico polo produttivo del Gruppo per i forni, saranno concentrate anche le produzioni oggi realizzate in Polonia mentre le produzioni italiane non più sostenibili (principalmente destinate ai Paesi dell’Est) saranno riallocate in Paesi a miglior costo, con la saturazione della capacità produttiva diIndesitin Polonia e il rafforzamento delle capacità produttive in Turchia (anche per cogliere le opportunità dei mercati in forte espansione del Middle East e Nord Africa).

Sono inoltre previsti 70 milioni di euro di investimenti in Italia, nel triennio 2014-2016, destinati all’innovazione di prodotto e di processo con forte attenzione al contenimento dei consumi idrici ed energetici, alla riciclabilità e alle tecnologie digitali. La struttura del piano prevede poi lo snellimento delle direzioni centrali, finalizzato a rendere i processi più rapidi, efficaci e con costi adeguati alla fase competitiva.

Intanto, i sindacati e i lavoratori vanno in stato di agitazione. Il piano di razionalizzazione e salvaguardia presentato daIndesitè per la Uilm Campania “inaccoglibile” e il tavolo di confronto tra le parti “va spostato al ministero dello Sviluppo economico”. A chiederlo il segretario regionale campano Giovanni Sgambati, che sottolinea come proprio la Campania, rispetto le 1.250 unità nelle fabbriche coinvolte in procedure di ammortizzatori sociali, sia penalizzata con 540 posti di lavoro in meno e l’accorpamento dei due siti di Teverola e Carinaro. “Un forte ridimensionamento che incide in un territorio già desertificato industrialmente”, dice Sgambati.

“Negli stabilimenti sono già in corso mobilitazioni sindacali e primi scioperi”. Lo annuncia la Fiom sottolineando che “il Coordinamento delle Rsu, al termine del confronto tutt’ora in corso, convocherà le assemblee in tutti i siti interessati e definirà con le lavoratrici e con i lavoratori le iniziative necessarie a contrastare le scelte aziendali”. Il pianoIndesit, si legge in una nota della Fiom, “rende ancora più drammatica la situazione in cui versa il settore degli elettrodomestici in Italia. Sono necessari interventi di politica industriale da parte del Governo e il sostegno delle istituzioni locali per scongiurare il rischio della cancellazione del secondo settore produttivo per numero di addetti del nostro Paese”.

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