“Un calcio alla camorra” col Memorial Salvatore Nuvoletta

di Redazione

 CASAL DI PRINCIPE. 2 luglio 1982. Il giovane carabiniere Salvatore Nuvoletta di stanza a Casal di Principe veniva giustiziato nella sua Marano (Napoli) da un commando camorristico per volontà di Antonio Bardellino, con il beneplacito della famiglia mafiosa locale, gli omonimi Nuvoletta.

31 anni dopo, la famiglia di Salvatore ha potuto assistere ad un nuovo e antitetico patto siglato sull’asse Casale-Marano. La neonata associazione “Amici della Legalità” di Marano, presieduta dal dottor De Biase, e il presidio Libera locale della referente Mirella Letizia, hanno ufficializzato un gemellaggio. Un piccolo miracolo, impensabile fino a pochi anni fa in queste silenti terre intrise dal sangue delle vittime innocenti, realizzato grazie all’esempio di quel ragazzino arruolatosi appena diciassettenne nell’Arma per difendere la sua gente.

La cerimonia di inaugurazione del “II Memorial Salvatore Nuvoletta”, svolta nel pomeriggio di martedì al calcetto “Il Principe”, in via San Domenico, ha alternato momenti di impegno e riflessione ad altri di palpabile commozione. “Quando è nata Libera a Casal di Principe – ha ricordato il referente provinciale Gianni Solino – la scelta di intitolare il Presidio al carabiniere Nuvoletta è stata da tutti condivisa. Salvatore, per noi è un emblema, un esempio; anche se giovane era già guidato da un forte ideale di giustizia. Nella continua lotta tra il bene ed il male aveva fatto una scelta di campo radicale, che non ha tradito nemmeno davanti alla morte”.

L’importanza educativa di figure carismatiche come quella del compianto carabiniere è stata oggetto di confronto da parte di don Luigi Merola, presidente onorario della neonata associazione di Marano, accompagnato dal colonnello Del Monaco, autore del libro “Il colore dell’Inferno” – i cui proventi saranno destinati alla “‘a Voce d’’e Creature”.

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La fondazione dell’ex parroco di Forcella mira al recupero sociale dei 12000 bambini di strada napoletani che, privi di tutela genitoriale ed educazione scolastica, costituiscono facile preda della criminalità organizzata. La cultura della giustizia per i giovani in realtà problematiche è da sempre considerata prioritaria per il presidio casalese.

“Quest’anno abbiamo cercato maggiormente di coinvolgere i ragazzi in attività sportive per sottrarli ai pericoli della strada – ha dichiarato Mirella Letizia – Riuscire a coniugare sport, legalità e lotta alla criminalità organizzata, come recita lo slogan di questo Memorial: “Diamo un calcio alla camorra”, per noi costituisce il non plus ultra”. Particolarmente sentita è stata la testimonianza della famiglia Nuvoletta: papà Ferdinando ed i suoi quattro figli.

L’ottuagenario genitore, visibilmente commosso, ha spronato le nuove leve a continuare a combattere per la giustizia come lui ha continuato a fare nonostante il grave lutto. Salvatore, il ragazzo che voleva cambiare il mondo partendo dalla sua terra, e per questo è morto a 20 anni, è ricordato con ammirazione dai suoi fratelli.

“Il suo sogno era entrare a far parte del Corpo dei Carabinieri fin da ragazzo perché aveva un forte senso dello Stato; per lui non si trattava di un semplice lavoro. Nonostante fosse consapevole dei rischi che comportava indossare una divisa in queste terre trent’anni fa, ha scelto di resistere alle pressioni e fare il suo dovere”. “So di dover Morire, me l’hanno detto ma non ho paura, io sono un carabiniere” – la frase poi divenuta celebre per la sua triste preveggenza (rivelata alla madre poco prima di essere assassinato) – costituisce il giusto epitaffio a suggello della breve ma estremamente significativa esistenza di un eroe moderno.

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