La Spagna si è qualificata alla finale di Confederations battendo 7-6 ai rigori l’Italia. I tempi supplementari si erano chiusi sullo 0-0. Ora gli iberici affronteranno il Brasile. Per l’Italia finale del terzo posto contro l’Uruguay.
Azzurri da sogno, mettono in difficoltà la Spagna e nei tempi regolamentari vanno vicini al gol con Gila, Giaccherini e De Rossi. La Nazionale fa la partita anche nel secondo tempo, che finisce 0-0. Poi i supplementari e infine i rigori, dove gli azzurri escono sconfitti 7-6. Contro la squadra più forte del mondo, l’Italia fa una gran figura.
Altro che Kiev, finisce come a Vienna. Fra Italia e Spagna l’equilibrio è stato totale, e spezzato solo dai calci di rigore. Che, come nel quarto di finale dell’Europeo di cinque anni fa, hanno immeritatamente premiato gli uomini un maglia rossa. L’Italia ha perso per l’errore del dischetto di Bonucci che ha calciato alto dopo una serie perfetta di tiri dei suoi compagni, mentre per gli spagnoli ha fatto centro Jesus Navas, l’ala del Siviglia che ha vinto non solo nel calcio ma anche nella vita visto che è stato capace di vincere una brutta forma di depressione. Ma se c’è una squadra che sul campo-fornace di Fortaleza avrebbe meritato di vincere questa è stata l’Italia, padrona spesso del gioco nonostante il possesso di palla superiore al 60% degli spagnoli.
Mai come questa volta si è sentita l’assenza di uno stoccatore come Balotelli, contro un’avversaria incapace di liberarsi dei propri orpelli, che a volte sembra non contemplare il tiro in porta fra le opzioni della sua manovra e che sembra quasi voler sempre entrare con il pallone in porta. Se a ciò si aggiunge che è stata ottima la prova della difesa italiana, in particolare con Chiellini e poi De Rossi quando è stato arretrato dopo l’uscita forzata di Barzagli, con un Fernando completamente annullato e capace di rendersi pericoloso solo una volta nel primo tempo, si capisce quanto mai come questa volta l’Italia abbia perso immeritatamente. È uscita dal campo fra gli applausi di quel pubblico che l’aveva incitata per tutta la partita, a forza di Olè e cori, un tifo interessato perchè i brasiliani erano e sono convinti che gli azzurri sarebbero stati in finale un avversario molto più malleabile per la loro Selecao. Invece al Maracanà Neymar e compagni troveranno gli spagnoli, usciti comunque stremati da questa maratona calcistica giocata al Castelao di Fortaleza in una cappa di umidità impressionante.
Con due soli giorni di tempo per recuperare e una Spagna comunque già stanca, e chiaro che la partita di domenica ha già un netto favorito. L’Italia, che recrimina sul palo colpito nei supplementari da Giaccherini (la Spagna ha replicato facendo altrettanto con Xavi, con il contributo decisivo di Buffon) da parte sua torna a Salvador per giocare la finale per il 3/o posto contro l’Uruguay di Cavani. La parte più interessante, e di calcio vero, era stata il primo tempo quando le due squadre, non ancora condizionate dalla stanchezza si erano sfidate ad armi pari, con l’Italia lontanissima da quella di Kiev. I primi 45′ erano finiti con il 62% di possesso palla da parte della Spagna, ma anche senza pericoli per Buffon, se si eccettua una conclusione di Torres finita di poco a lato, dopo che il n.9 spagnolo si era liberato di Barzagli con un dribbling stretto e aveva calciato a botta sicura.
Appena un minuto prima c’era stata un’occasione da gol per l’Italia, che Maggio aveva sprecato con un goffo tentativo di colpo di testa a centroarea, su cross dalla sinistra di Giaccherini. Per il resto la squadra di Prandelli si dimostrava sempre all’altezza, se non meglio, dell’avversaria, spesso superata in velocità in particolare sulla fascia destra italiana, con Maggio e Candreva che mettevano Jordi Alba in condizione di quasi perenne sofferenza. Il torto azzurro era di non capitalizzare questa superiorità, sprecando con Giaccherini (8′) un contropiede avviato da De Rosi, Gilardino (15′) e Maggio (17′) che si faceva precedere in uscita da Casillas. La Spagna trovava tutte le diagonali occupate, tentava lo sfondamento centrale per linee interne ma la difesa azzurra presidiava gli spazi molto bene e a tratti dava spettacolo come quando Pirlo con un colpo di tacco provocava il boato del pubblico. La ripresa aveva un copione simile, c’era di notevole solo l’occasione fallita da Piquè che a porta vuota calciava alto a 6′ dalla fine. Poi dominava la stanchezza e i calci di rigore erano l’inevitabile conclusione, ancora una volta amara per l’Italia. La finale di Germania 2006 forse è stata davvero una magnifica eccezione.