Chiedo scusa a Palermo, alla mia famiglia, per tutto quello che ho fatto. Da tre notti non dormo. Sono uscite cose che non penso. Ho sempre partecipato alle partite del cuore per onorare la memoria dei magistrati uccisi. Sono distrutto. Sono cresciuto in un contesto di valori.
Lo ha detto, piangendo, durante una conferenza stampa, il bomber del Palermo Fabrizio Miccoli. Il calciatore era stato interrogato dai magistrati di Palermo per oltre quattro ore e mezzo. Il bomber rosanero è indagato per estorsione e accesso abusivo a sistema informatico: avrebbe commissionato al suo amico Mauro Lauricella – figlio di Antonio, boss del quartiere Kalsa, detto U Scintilluni, arrestato nel settembre 2011 dopo un periodo di latitanza – di riscuotere una somma di denaro dai gestori di una discoteca di Isola delle Femmine, nel Palermitano, e avrebbe inoltre convinto in titolare di un centro di telefonia a intestare alcune sim a ignari clienti per darle in uso a Lauricella proprio nel periodo in cui il padre di quest’ultimo era ricercato.
Ma sul numero 10 che per anni ha fatto sognare i tifosi palermitani e che fino al 30 giugno è sotto contratto con la squadra di Maurizio Zamparini (che non gli rinnoverà il contratto) pendono anche le infamanti affermazioni dell’attaccante, intercettate dagli investigatori quando, in compagnia di Lauricella, ha definito il giudice Giovanni Falcone un fango.
Chiedo scusa alla famiglia Falcone – ha aggiunto Miccoli – e a tutti. Avevo già contattato la signora Falcone. Lei mi ha detto che bastava chiedere scusa a tutta Palermo. E sono qui per questo. Sono contento che sia uscito tutto. – ha continuato – Ho voluto essere amico di tutti, della città. Quando finirà questa storia voglio fare il testimonial della legalità. Spero che la signora Falcone me lo permetta, voglio partecipare alla sua associazione. Non è vero che Fabrizio Miccoli ha parlato con me. Voleva farlo, ma non abbiamo parlato. Ha cercato di contattarmi per chiedermi scusa. Lo dice Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia, contattata in partenza per un viaggio a Parigi. Miccoli non deve chiedere scusa a me. Deve chiedere scusa a Giovanni, ai siciliani, ai tanti tifosi che hanno creduto in lui.
L’attaccante è rimasto a lungo sotto torchio davanti al procuratore aggiunto Leonardo Agueci e ai sostituti Francesca Mazzocco e Maurizio Bonaccorso. Dieci carabinieri hanno presidiato i due ingressi del corridoio che porta alla stanza dei pm, impedendo ai giornalisti presenti di avvicinarsi alle stanze dei magistrati. Una task force, hanno notato in molti, che non si era vista nemmeno in occasione di interrogatori eccellenti come quelli dell’ex ministro Nicola Mancino. Il giocatore – dopo giorni di assoluto silenzio – era giunto al palazzo di giustizia in magliettina chiara, jeans e scarpe da ginnastica, nascosto dietro occhiali scuri, assieme al suo procuratore e avvocato Francesco Caliandro.