BOLOGNA. Confermate le condanne inflitte in primo grado all’ex presidente di Banca di Roma-Capitalia Cesare Geronzi e all’allora direttore generale di Capitalia Matteo Arpe per la vicenda della vendita delle acque minerali Ciappazzi, filone nato dall’inchiesta sul crac Parmalat.
Il 29 novembre 2011 Geronzi era stato condannato dal tribunale di Parma a cinque anni per bancarotta e usura. Per Arpe, ai tempi dei reati contestati dg di Capitalia, c’era stata una condanna per bancarotta a tre anni e sette mesi.
Per Geronzi le accuse sono di bancarotta fraudolenta e usura aggravata, in quanto, stando all’accusa, avrebbe fatto pressioni perchè nel gennaio 2002 Calisto Tanzi, alla guida del gruppo Parmalat, acquistasse l’azienda di acque minerali Ciappazzi dal gruppo Ciarrapico, che era fortemente indebitato con la banca romana.
Per Arpe, invece, l’accusa è di bancarotta fraudolenta in merito a un prestito ponte da 50 milioni di euro concesso dall’istituto di cui era direttore generale al gruppo agroalimentare.