TARANTO. Il Consiglio dei Ministri, nella seduta in programma martedì pomeriggio, alle 15, sarà chiamato ad approvare il provvedimento sull’Ilva.
Un provvedimento, spiega il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, che prevede “la temporanea sospensione degli organi societari e la nomina di un commissario che consenta di far convergere tutte le risorse disponibili verso gli interventi di risanamento ambientale, garantendo nel contempo una corretta gestione dell’attività produttiva”.
Per Zanonato un’eventuale chiusura dell’Ilvadi Taranto ”avrebbe un impatto economico negativo per 8 miliardi di euro annui”. Tuttavia, ha aggiunto, spiegando i motivi che hanno portato alla decisione di procedere con un commissario a tempo, ”gli investimenti pur realizzati in questi anni non sono stati sufficienti a riequilibrare il rapporto tra produzione, salute e ambiente”, visto che ”molte disposizioni totalmente o parzialmente disattese dall’azienda”.Pertanto, ha proseguito il ministro, ”sono cresciute le legittime preoccupazioni dei cittadini”, con i rischi derivanti per lo sviluppo del Paese da un ‘sentimento antindustriale”.
La questione, quindi, va ”affrontata con la consapevolezza che l’azienda rappresenta per il territorio e per l’economia nazionale”, visto che ”il polo di Taranto è uno dei principali in Europa” e occupa ”12mila addetti diretti con indotto integrato verticalmente che porta l’occupazione diretta a oltre 15mila unità più 9.200 unità legate all’indotto”.
La chiusura, pertanto, ”avrebbe conseguenze gravi”: l’impatto economico di 8 miliardi è la risultante di ”circa sei miliardi relativi alla crescita delle importazioni, 1,2 miliardi per il sostegno al reddito e i minori introiti per l’amministrazione pubblica e circa 500 milioni in termini di minore capacità di spesa per il territorio direttamente interessato”.
L’importanza strategica, però, non può far venire meno gli obblighi di tutela ambientale. Il governo, pertanto, spiega ancora Zanonato, ”tende ad adottare tutte le operazioni utili a salvare l’ambiente nella consapevolezza che l’interruzione della produzione peggiorerebbe la situazione rendendo impossibile la bonifica dei siti inquinati”.
Cè, quindi, l’esigenza di ”assicurare la continuità del processo produttivo e gli interventi bonifica ambientale”, perché ”il governo è convinto che la prosecuzione dell’attività industriale rappresenti la condizione preliminare e necessaria per la realizzazione degli investimenti necessari per l’ambiente”.