Condannato per droga, la moglie si appella al ministro Cancellieri

di Antonio Arduino

 AVERSA. Una “giustizia giusta” che tenga conto delle conseguenze negative che ricadono sui familiari dalla punizione data ad un marito e padre, colpevole di fare uso di droga ed offrirla ai parenti.

E’ quanto chiede al ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, Rosa Campanile per il marito Elio, arrestato qualche settimana fa per uso e spaccio di droga. “Sull’uso niente da dire. Mio marito ogni tanto prende del fumo ma lo spaccio non c’è”, dice.

“Perché – racconta la donna – le persone alle quali avrebbe spacciato sono i nostri familiari, ospiti in casa nostra, ai quali è stato offerto del fumo come si offre una sigaretta o un caffè a chi fa visita ad amici o parenti”. Una “cortesia” avvenuta nel 2005, costata ad Elio una condanna definitiva a 5 anni ed 8 mesi di carcere, tre dei quali condonati, sancita nel febbraio 2013.

“Una condanna – dice Rosa – che crea problemi di sopravvivenza alla nostra famiglia”.“Perché – spiega – Elio è l’unico che portava uno stipendio a casa con il suo lavoro di autista in una società che vende materiale per l’edilizia”. “Ora che lo stipendio non arriverà più per me e per i nostri tre figli di 8, 7 e un anno e mezzo sarà problematico vivere perché potremo contare solo sulla solidarietà di chi vorrà darci aiuto”, aggiunge Rosa, che non ha un lavoro e che se ne avesse dovrebbe comunque affrontare il problema dell’assistenza da assicurare ai tre figli che, data l’età, non potrebbero essere lasciati da soli.

Da qui la richiesta rivolta al ministro di una giustizia che sia giusta per tutti. “Non dico che la colpa di mio marito – afferma Rosa – non vada punita ma, considerando che si lasciano a piede libero assassini come i cosiddetti pirati della strada che, anche quando vengono presi, sono messi in libertà poche ore dopo avere travolto ed ucciso una o più persone, considerando il piccolo residuo di pena che Elio deve scontare e considerando che mio marito il danno lo ha fatto solo a se stesso e ai nostri familiari, ospiti a casa nostra, quello che chiedo al Ministro è che autorizzi per mio marito l’affidamento al lavoro”. “Lavorando con la sua ditta e rientrando in carcere a fine lavoro sconterebbe la pena e manterrebbe la famiglia che senza il suo sostegno non può avere un futuro sereno, perché non potrò contare sull’aiuto degli altri per un tempo così lungo”.

“Se la giustizia deve essere giusta il Ministro deve tenere conto anche delle conseguenze che la punizione data ad Elio avrà per la nostra famiglia dove ci sono tre bambini innocenti”, conclude Rosa, sperando nell’intervento della Cancellieri affinché le colpe di un padre non ricadano sui figli.

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